SiriaLibano volta pagina. Ma prima di farlo vuole ringraziare tutti i suoi lettori. E tutti coloro che dal 2010 a oggi hanno contribuito a vari livelli e in vari modi ad animare questa piattaforma di approfondimento sull’attualità e la storia siro-libanesi.
Il sito – non chiamatelo blog! – nasce nell’autunno del 2010 da un’idea di Lorenzo Trombetta, studioso di Siria contemporanea e giornalista basato a Beirut dal 2005. Lorenzo è stato subito sostenuto nell’impresa da Caterina Pinto, arabista che per qualche tempo ha fatto la spola tra Damasco e la capitale libanese.
SiriaLibano è il nome di un’idea, anche politica, che considera i territori siriani e libanesi accumunati da secoli di storia comune, da tradizioni e territori condivisi, a volte contesi, separati da confini a dir poco porosi.
In origine era Bilad ash-Sham, le terre di Sham, la Siria ottomana con Damasco (Sham per antonomasia) come punto di riferimento politico e simbolico. E proprio Bilad ash-Sham era il nome del blog – quello sì, non era un sito! – aperto da Lorenzo anni prima, sempre da Beirut.
E ancor prima era una newsletter inviata via email a decine di affezionati lettori, dal titolo un po’ bizzarro: BiSham. Perché, come in molti fecero notare allora, era troppo difficile leggere e pronunciare “Bilad ash-Sham” per un italiano medio.
Il lettore medio appunto. L’ambizione è stata sin da subito allargare il pubblico ristretto degli addetti ai lavori e provare a divulgare, in italiano, contenuti da una regione poco nota, come la Siria. O nota solo per gli stereotipi esotisti a cui spesso la si associa, come il Libano.
SiriaLibano è nato in sordina sul finire del 2010 ma già nei primi mesi, dalla primavera del 2011, la questione siriana è diventata centrale sulle sue pagine e il sito ha attirato polemiche al vitriolo a riguardo. Senza rammarico alcuno, abbiamo sposato sin dalle prime notizie della sparizione di alcuni studenti di una scuola di Daraa, nel sud della Siria nel febbraio 2011, la causa di chi dal marzo di quell’anno è sceso a protestare in maniera non violenta.
A lungo abbiamo persino tentato di contare le vittime della conseguente repressione governativa. In questo sforzo ci siamo fermati poco prima di quando si sono fermate le Nazioni Unite. Abbiamo dato spazio alle attività di quanti si sono da subito e sempre sottratti al dualismo Asad/estremismo, alle cronache sulle missioni degli osservatori internazionali, sulla presa di posizione del primo inviato speciale per la Siria, Kofi Annan, e sui vari appelli di Padre Paolo Dall’Oglio, un nostro amico che speriamo torni presto tra noi.
Con un dolore crescente abbiamo seguito tutte le fasi, convulse e drammatiche del ciclone di violenza che ha finito per travolgere la Siria. Facendo lo slalom tra chi ci diceva – e ci dice – “io ve l’avevo detto!” e chi oggi ci critica perché raccontiamo i limiti di un movimento di protesta amputato delle sue gambe.
Sin dai primi tempi SiriaLibano è stato un punto di incontro anche tra persone: diverse e spesso geograficamente lontane, che hanno partecipato al nostro progetto e lo hanno arricchito, ciascuno dalla propria prospettiva e con la propria professionalità. Da troppi mesi SiriaLibano aveva però smesso di produrre la quantità di contenuti di un tempo. E questo non ha nulla a che vedere con la guerra in Siria. Ma solo con le difficoltà di mantenere costante negli anni il lavoro volontario di un pugno di redattori e collaboratori. E grazie ad alcuni di loro, tra i più tenaci e pazienti, che SiriaLibano si è tenuto in vita nell’ultimo anno.
A loro e a tutti quelli che hanno contribuito va il nostro grazie. E arrivederci, presto. Assieme a vecchi e nuovi lettori.
Grazie a: Eva Ziedan, Alberto Savioli, Elena Chiti, Claudia Avolio, Estella Carpi, Giacomo Longhi, Giuseppe Alizzi, Filippo Marranconi, Sandro Cappelli, Aldo Nicosia, Simona Loi, Martina Censi, Giacomo Galeno, Sara Manisera, Shady Hamadi, Valentina Viene, Andrea Glioti, Antonio Picasso, Valentina Laera, Prisca Destro, Khouzama Reda, Camilla Pieretti, Patrizia Stellato, Andrea Marchesi, Camilla Matarazzo, Jessica Chillemi. E a tanti altri che preferiscono non rivelare il loro nome o che abbiamo colpevolmente dimenticato.
SiriaLibano rimane attivo sui socialnetwork:
– Facebook: https://www.facebook.com/SiriaLibanodotcom
– Twitter: @SiriaLibano