Al-Asad, come ho rotto il mio muro della paura

Salim al Hoss da Bashar al Assad (Sana)Il quotidiano libanese as Safir riporta oggi 29 settembre 2011 la visione del regime siriano in merito agli eventi in corso nel Paese. L’articolo, firmato da Nabil Haytham, contiene numerose frasi attribuite al presidente Bashar al Assad, e riportate al giornalista da Salim al-Hoss, ex premier libanese, pro-siriano della prima ora. Di seguito i punti principali della visione asadiana della “crisi”.

La crisi è al suo epilogo: E’ cominciato il conto alla rovescia per la fine della crisi. Abbiamo superato la zona pericolosa, ma sappiamo bene che la crisi non è cosa facile, che è una questione complessa. E’ vero, serve del tempo perché è in atto un attacco contro la Siria e contro di me in persona. Da parte nostra siamo comunque pronti. Insomma, è una crisi che si risolve alla maniera siriana, secondo quel che serve agli interessi siriani e secondo l’agenda della Siria. Comunque sono fiducioso, anche perché ogni qual volta si alza la voce fuori dalla Siria, vuol dire che stiamo camminando per la giusta via.

La situazione sul terreno. Abbiamo ripreso il controllo, nonostante quel che si dice sulle tv satellitari.

Rotto il muro della paura. E’ in voga un’espressione secondo cui alcuni hanno rotto il muro della paura. Bene, anch’io ho rotto il mio personale muro della paura. Siamo passati dalla fase di difesa a quella dell’attacco. Faremo scudo contro ogni azione che danneggia la sicurezza nazionale siriana e che minaccia la vita dei cittadini.

Le opposizioni: nascono in uno Stato e poi in un altro come funghi. Non hanno un capo, né un programma unico, né una visione comune. Sono governati dalla competizione fra loro.

“Iz3aj an Nizam” piuttosto che “Isqat an Nizam”. Il presidente ha coniato un’espressione per far capire la modestia del movimento di protesta: invocano la caduta (Isqat) del regime, ma sono riusciti solo a disturbarlo (Iz3aj).

Sulla situazione economica e sanzioni. Con le sanzioni la situazione economica è forse difficile, è vero, ma non è come la dipingono gli altri. E’ in atto un’azione che procede spedita e sono state già prese iniziative preventive. Siamo di fronte a una sfida economica e la affronteremo. Se dovesse avere ripercussioni sulle grandi industrie, troveremo delle alternative. Per quanto riguarda il settore petrolifero, non c’è alcun problema: il nostro mercato è aperto alla Cina, alla Russia, all’India, ai Paesi orientali e all’America Latina. Alla fine troveremo una soluzione.

Sulle riforme. Siamo aperti a tutto ciò che costituisce il meglio per la Siria. Ci sono stati errori che hanno portato a un’ignavia politica e dei partiti. C’è bisogno di un nuovo arabismo, portatore di civiltà, espressione di una rinascita (nahdawi), che cancelli l’individualismo…

Ma la priorità è ora la lotta al fondamentalismo. Come opporsi al fondamentalismo takfiri armato che non accetta l’altro. Lo dobbiamo affrontare col pluralismo politico e con una forma partitica che sia espressione di tutte le componenti della società. Non ci deve essere un partito islamico, uno cristiano, un partito di un colore e un altro di un altro colore… bensì un partito deve esser formato da membri di tutte le regioni e tutte le parti della società siriana.