Attacco a bus pellegrini sciiti tra Libano e Siria, qualche domanda

Due autobus di pellegrini sciiti libanesi e siriani provenienti dal Libano e diretti in Iraq sono stati colpiti sabato 8 aprile 2012 alla frontiera tra Libano e Siria da spari di arma da fuoco esplosi da non meglio precisati uomini armati. Il fatto è singolare.

I due pullman di pellegrini erano diretti dal Libano all’Iraq, in particolare al mausoleo dell’imam Hussein di Karbala, un centinaio di km a sud-ovest di Baghdad. I pellegrini erano originari di tre regioni diverse del Libano: Hermel nell’alta valle della Beqaa abitata in prevalenza da sciiti; Ruwaysat, località del Metn, Monte Libano a nord-est di Beirut; e Beirut, verosimilmente la periferia sud della capitale.

Nei due pullman vi erano in tutto 75 donne, 15 uomini e un bimbo di tre mesi. Una volta giunti al valico frontaliero di Jusiye, nell’alta valle della Beqaa confinante con la regione siriana di Homs, uno dei due pullman è stato colpito da una granata e da raffiche di mitra. Altre fonti (tv al Manar di Hezbollah) parlano di un mortaio caduto nei pressi di uno dei due autobus.

Sul colpo è morto Muhammad Kleib  (al Manar parla di Muhammad al Talla), libanese, 70 anni, originario di Hermel. Con lui se ne sono andati cinque siriani, secondo an Nahar: quattro soldati addetti al posto di frontiera di Jusiye e un civile, passeggero dell’autobus, Nidal Nur al Din Hamadi, di Qseir, cittadina siriana a pochi km da Jusiye.

Il sito Internet della tv al Manar del movimento sciita libanese Hezbollah fornisce un altro bilancio di vittime: oltre all’uccisione di Muhammad Talla, si registra il ferimento di cinque passeggeri e di nove soldati siriani. Mentre la stessa tv nel suo servizio del telegiornale riferisce anche dell’uccisione di due civili siriani (passeggeri?) e quattro militari siriani.

Fin qui il fatto, raccontato dal quotidiano di Beirut an Nahar, dall’agenzia nazionale libanese Nna e da al Manar. Il giornale beirutino, vicino alla coalizione di partiti ostili all’influenza iraniana in Libano, riporta il racconto di una delle donne ferite, la diciottenne Zeinab al Helu: “Stavamo andando a visitare la tomba dell’imam Hussein in Iraq… mentre stavamo sbrigando le pratiche al confine (siriano) siamo stati colpiti, i colpi venivano dalla zona siriana”.

Al Manar ha invece sul suo sito un video del servizio televisivo sull’accaduto.  L’organizzatore del viaggio, un militare siriano al posto di frontiera e il deputato libanese Nuwar Sahili, rappresentante di Hezbollah nella regione di Hermel, intervistati dall’emittente, non hanno avuto dubbi: sono stati i gruppi armati che in Siria operano contro il regime e contro i civili.

Tutto sembra quadrare: terroristi sunniti infiltratisi con soldi e armi del Qatar e dell’Arabia Saudita che attendono un convoglio di pellegrini sciiti e… zak!  Ne fanno fuori quanti più possono.

Sarà. Ma qualche domanda continua a ronzarmi in testa, senza però togliere nulla alla tragedia delle vittime e delle loro famiglie.

1) Perché due pullman di pellegrini sciiti libanesi pieni di donne (75 su 91 passeggeri) diretti in Iraq dal Libano passano per la regione di Homs, dove la repressione si abbatte anche a pochi metri dopo la frontiera libanese e dove continuano a essere operativi membri dell’Esercito libero dei disertori?

2) Perché una delle vittime, Nidal Hamadi di Qseir (di cui parla solo an Nahar, mentre al Manar si limita a citare la morte di due civili siriani senza fornire le loro generalità) si trovava su quel pullman? Qseir è a meno di dieci km da Jusiye. Qseir è una delle cittadine investite dalla repressione. Molti suoi abitanti si sono rifugiati in Libano. Alcuni sono arrivati a Beirut e raccontano di una località in parte distrutta. Perché Hamadi decide di recarsi in pellegrinaggio proprio ora e lo fa unendosi a un gruppo di pellegrini libanesi che passano proprio per la sua città natale (da Jusiye a Homs bisogna passare per Qseir) assediata dai governativi?

3) Visto che l’attacco ricorda quelli compiuti in Iraq anche di recente contro convogli di pellegrini sciiti e attribuiti da al Qaida… perché nessuna organizzazione terroristica ha ancora rivendicato l’azione di Jusiye?