Bandiere nere dell’Islam nell’Akkar. A chi fanno comodo?

Lo shaykh Ahmad al Asir (dx) e lo shaykh Dayy al Islam Shahhal (sx) a Wadi Khaled il 1 aprile 2012 (foto Safir)(di Lorenzo Trombetta). Cinque ore di viaggio da Sidone, nel sud del Libano, fino a Wadi Khaled, estremo angolo nord-orientale del Libano a ridosso con la frontiera siriana, hanno affrontato domenica scorsa 1 aprile 2012 i circa 150 sostenitori dello shaykh Ahmad al Asir, astro nascente del salafismo libanese che si oppone pubblicamente al movimento sciita Hezbollah, alla politica di “iranizzazione del Medio Oriente” e alla repressione del regime di Damasco in corso da più di un anno nelle zone a maggioranza sunnita del paese.

L’occasione è stato un raduno per esprimere solidarietà ai profughi siriani, che a migliaia da maggio 2011 sono accorsi dalla martoriata e vicina regione di Homs. Con gli immancabili occhiali da sole, con in testa il turbante bianco indossato più alla maniera sciita che a quella sunnita, e con la barba lunga quanto l’estremità del turbante, che dalla spalla scende fino al petto, lo shaykh Asir ha arringato una folla costituita per lo più dai suoi seguaci portati sull’altipiano dell’Akkar dal remoto porto di Sidone: «Com’è possibile che gli arabi e i musulmani rimangano silenti di fronte alla distruzione delle moschee, alle violenze sulle donne, all’uccisione di donne e di anziani? Gli stati arabi e musulmani devono far vincere il popolo siriano!».

Ad ascoltare Asir, noto per le prediche anti-sciite nella sua moschea di Sidone (ultima roccaforte sunnita prima del mare sciita del sud del Libano), non c’erano solo i sostenitori ma anche un centinaio di profughi siriani rifugiatisi a Wadi Khaled e rappresentati dallo shaykh Abdel Rahman Akkari, originario di Tell Kalakh, località a maggioranza sunnita – pochi chilometri oltre frontiera – devastata dalla violenta repressione di Damasco. Ma c’erano anche rappresentati della Jamaa Islamiya libanese, storico braccio locale della Fratellanza musulmana, e il predicatore tripolino shaykh Daiyy al Islam Shahhal, figlio del fondatore del movimento salafita libanese, oggi a capo di uno dei due gruppi della corrente radicale islamica.

Il raduno è stato però boicottato dagli esponenti locali del movimento sunnita Mustaqbal dell’ex premier sunnita Saad Hariri, uomo di riferimento dei sauditi in Libano. Assenti dalla convention salafita gran parte dei sindaci della regione di Wadi Khaled, che fanno capo proprio agli Hariri. L’evento è stato disertato anche dai principali leader tribali della più depressa regione del Libano e la cui struttura sociale è imperniata sull’appartenenza a pochi ma importanti clan di tribù.

La maggior parte dei notabili e dei politici dell’Akkar hanno dunque preso le distanze da quella che alcuni hanno definito come «una provocazione tesa a dividere invece che a unire». Accanto ai tricolori siriani dell’indipendenza – quelli usati dai rivoluzionari in segno di rottura con l’attuale tricolore adottato dal Baath nel 1963 – a Wadi Khaled domenica pomeriggio sono state sventolate senza timore le bandiere dell’islam sunnita radicale: sfondo nero con la professione di fede («Non c’è altro dio all’infuori d’Iddio e Maometto è il suo profeta») incisa in bianco.

Rispettando la fama di mattatore degli sciiti pro-Hezbollah, lo shaykh Asir non ha risparmiato accuse al leader del Partito di Dio e al suo alleato, l’Iran, sostenitori del regime di Damasco e della repressione in corso: «Il loro progetto non è di opporsi (al progetto sionista-americano, la mumanaa) ma di ingannare (mukhadi‘a)…Nasrallah farebbe meglio a smetterla di blaterare perché è bravo solo a imbrogliare!».

«Questo linguaggio danneggia noi libanesi e gli stessi profughi siriani», ha detto parlando con Europa Rami Khazzal, sindaco di Muqlaybe, uno dei comuni di Wadi Khaled più colpito dai recenti sconfinamenti e attacchi militari dell’esercito siriano. «Venire fin quassù da Sidone e aizzare la gente contro Hezbollah non serve la causa di nessuno.Alimenta invece il rischio di rappresaglie contro di noi da parte dei siriani o dei loro alleati in Libano», ha aggiunto il sindaco.

Secondo la retorica di Damasco, Wadi Khaled e altre regioni frontaliere libanesi sono «covi di terroristi e di estremisti islamici». Il governo di Beirut, guidato da una coalizione dominata da Hezbollah e da importanti perni del fronte filo-siriano, da una parte alimenta questa retorica ma dall’altra lascia che migliaia di civili della regione di Homs trovino rifugio in territorio libanese. Si tratta di profughi per lo più sunniti, che covano da decenni un forte risentimento anti-alawita (minoranza sciita a cui appartengono i clan al potere a Damasco da mezzo secolo).

Da mesi, senza una casa e in situazioni disperate, questi siriani, padri di famiglia, donne, anziani e giovanissimi, hanno molti buoni motivi per cominciare a dare ascolto alle arringhe dello shaykh Asir e credere che forse la via verso la liberazione della Siria dagli Assad passi anche per la bandiera nera dell’islam radicale. (Europa Quotidiano, 3 aprile 2012).

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Aggiornamento del 3 aprile. Sul quotidiano an Nahar è apparso uno stralcio del comunicato firmato da alcuni sindaci dell’Akkar e nel quale si respingono con forza gli slogan pronunciati nel raduno salafita di domenica 1 aprile. Qui sotto l’originale in arabo.

ردا على المهرجان الذي اقيم اول من امس في وادي خالد وشارك فيه الشيخ احمد الاسير، اصدر مختار بلدة الهيشة في وادي خالد محمد ضرغام الاحمد بيانا باسم وجهاء عشائر وادي خالد ينتقد بشدة موقف المتحدثين في المهرجان.

وقال: “ان الذين حضروا المهرجان هم مجموعات غريبة تقلها باصات كبيرة لم يشهدها تاريخ المنطقة، وقد علمنا لاحقا انهم ينتمون الى تياري السلفية والجماعة الاسلامية. وان الكلمات التي القيت لا تمت الى ثقافة ديننا الحنيف وادبياته، واللافت انهم استقدموا جمهورهم معهم من صيدا وطرابلس وغيرها من المناطق ليشكلوا جميعا ومن دون اي مشاركة من اهالي الوادي مشهدا اصطناعيا عجيبا، الامر الذي استوجب اجتماعا استثنائيا طارئا لوجهاء المنطقة ومشايخها وفاعلياتها عقد في دارة المختار الاحمد في بلدة الهيشة”.

واعتبر المجتمعون ان “من ادعى انه يمثل عشائر عرب وادي خالد على منصة المهرجان فإن اهالي الوادي براء منه ومن لغته الشتائمية والتحريضية”.

واضاف البيان ان اهالي منطقة وادي خالد المتداخلة بالتاريخ والجغرافيا مع سوريا يرفضون بشكل قاطع زج منطقتهم في قضايا اقليمية ودولية لا ناقة لهم فيها ولا جمل(…)”.