Cicr a Damasco e la vittoria di Pirro di Kellenberger

Quasi sempre lontano dai riflettori dell’attualità, il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) è stata la prima istituzione occidentale ad aver tentato in questi 13 mesi di rivolta siriana repressa nel sangue di portare soccorsi umanitari e di far luce in prima persona sulle violazioni commesse dal regime di Damasco.

Il presidente del Comitato, Jakob Kellenberger (foto in alto a sinistra), in Siria dal 3 al 5 aprile, ha ricevuto la tradizionale sequela di assicurazioni e sorrisi dalle autorità di Damasco.

Le richieste di Kellenberger sono essenzialmente due: l’accesso degli operatori della Croce Rossa alle zone disastrate per portare aiuti, e l’accesso nelle carceri dove sono rinchiusi i detenuti politici.

Sulla carta, Damasco si è sempre detta disponibile. Ma in pratica, il muro di gomma di Damasco ha finora sempre ostacolato il Comitato con sede a Ginevra.

Risale alla fine di marzo 2011 la prima nota verbale della Croce Rossa al regime di Damasco: ovvero appena dieci giorni dopo l’eccidio di Daraa, quando ancora l’intera comunità internazionale sonnecchiava. Le prime missioni sul terreno del Comitato si sono però svolte solo a fine giugno.

Mentre una visita proforma in un carcere di criminali comuni di Damasco è stata resa possibile solo a settembre. E a dicembre 2011, ben nove mesi dopo l’inizio della repressione, Kellenberger lamentava l’impossibilità di fatto di accedere alle prigioni politiche.

In questi ultimi mesi l’azione della Croce Rossa è coincisa con i piccoli passi in avanti compiuti dalla diplomazia internazionale: prima con l’ingresso di osservatori della lega araba a gennaio, e poi con il procedere stentato della missione dell’inviato Kofi Annan. Su tutto pesa però il fardello di non esser riusciti a entrare nel martoriato quartiere di Bab Amro, a Homs, alla fine di febbraio.

Prima di lasciare la Siria lo scorso 5 aprile, Kellenberger ha ottenuto la sua vittoria di Pirro: le autorità di Damasco gli hanno promesso che apriranno agli operatori del Cicr le porte del carcere centrale di Aleppo. Anche in questo caso, non è dato sapere se i rossocrociati potranno visitare i bracci del penitenziario dove sono rinchiusi criminali comuni o detenuti politici. Secondo voi?