Nessun massacro di una famiglia si è compiuto ad Afrin, a nord di Aleppo, mercoledì scorso come avevano invece denunciato i Comitati di coordinamento locali degli attivisti anti-regime, che avevano attribuito il crimine alle milizie lealiste. L’agenzia ufficiale Sana ha pubblicato una notizia secondo cui la donna e cinque bambini di Afrin sono morti annegati in un lago artificiale della zona
Il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc) aveva riferito mercoledì i nomi delle sei vittime, i cui corpi erano stati ritrovati secondo gli attivisti nella localita’ di Birke Meydanki, nella zona a maggioranza curda di Afrin: la donna Zarife Rashid Mustafa e i suoi quattro figli Shukri (6 anni), Diana (4), Ibra (1), Omar (1) e Ibrahim (4). Il Vdc aveva riferito che la donna e i cinque bimbi erano stati uccisi da colpi di arma da fuoco e poi mutilati.
L’agenzia Sana afferma invece che la donna è madre di soli tre dei cinque bambini morti annegati (Shukri, Diana e Ibra) e che gli altri due (Omar e Ibrahim) sono figli del cognato della donna. La madre di questi due bimbi, Midia Arab, è stata secondo la Sana salvata dall’annegamento ed è stata trasportata all’ospedale del quartiere Ashrafiye di Aleppo. L’incidente è avvenuto secondo la Sana nei pressi del lago artificiale “17 Aprile” (data dell’anniversario del ritiro dei francesi nel 1946).
Il Vdc dal canto suo aveva indicato il link Facebook dove è possibile possibile vedere “le immagini, non verificabili in maniera indipendente, delle vittime del “massacro di Afrin”: uno dei bimbi non ha più un braccio e ha il volto completamente senza pelle, con un bulbo oculare cavato dall’orbita.
E’ molto raro che le autorità siriane attribuiscano a incidenti crimini che invece gli attivisti anti-regime attribuiscono alle milizie lealiste. Due sono i casi: o gli attivisti hanno mentito e sfruttato la tragica ma accidentale morte delle sei persone per delegittimare ancor di più il regime; o quest’ultimo ha voluto coprire un altro orrendo crimine compiuto dai suoi irregolari.
Se così fosse, perché non attribuirlo a miliziani armati, a terroristi pagati dall’estero? Tra l’altro, la regione a nord di Aleppo è esposta a infiltrazioni dalla Turchia e alcune località sono pesantemente bombardate dall’artiglieria governativa perché roccaforti dei ribelli.
Come già ricordato, Afrin è una cittadina a maggioranza curda. Ed è noto, studiando le statistiche delle violenze in Siria, che la repressione del regime si è abbattuta relativamente poco nelle regioni a maggioranza curda.
In primis per evitare di alienare ulteriormente la minoranza non araba, che se si dovesse unire con le armi ai ribelli per lo più sunniti, creerebbe seri problemi ai governativi.
Scartabellando nel nostro archivio cartaceo e online, SiriaLibano ha scoperto che ad Afrin dall’inizio della rivolta in Siria, 15 mesi fa, solo nove persone, tutte civili, sono state uccise. Di queste, sei sono le vittime del 13 giugno, la donna e i cinque bambini.
Gli altri tre sono stati uccisi tra il 10 febbraio e il 20 maggio scorsi: un attivista curdo di 25 anni, uno studente iscritto all’università di Aleppo ucciso da shabbiha, e un altro civile colpito a morte da un cecchino lungo la strada per Atareb, una località nei pressi.
Il “massacro di Afrin” si presenta dunque come un’eccezione. Vada per la versione dell’annegamento collettivo allora? Nessuno può dirlo con certezza, ma non è nemmeno escluso che sia stato effettivamente compiuto un crimine contro la donna e gli inermi bambini.
Se fosse stato commesso da terroristi, perché le autorità di Damasco non lo hanno attribuito a loro come fanno numerose volte al giorno? E se fosse stato commesso dai lealisti, perché il regime non lo ha comunque attribuito a “terroristi” come avvenuto nel caso di Hula e Qubeir? Forse per non irritare l’opinione pubblica curda?
Ma questa è finora solo un’ipotesi su cui lavorare, magari cercando di parlare con quella che la Sana descrive come l’unica sopravvissuta all’annegamento, Midia Arab. Se qualche giornalista si trovasse ad Aleppo, può gentilmente recarsi all’ospedale del quartiere di Ashrafiye e intervistarla?
—-
Qui sotto una foto della pagina del Vdc del 13 giugno 2012 che mostra le generalità delle sei vittime.
Lascia una risposta