Complotto straniero, tradimento da parte della Lega Araba, terroristi, traditori, sionisti ed estremisti islamici che impediscono le riforme, riforme che saranno comunque completate perché la Siria è il cuore dell’arabismo.
Sono solo alcuni degli slogan ribaditi, per l’ennesima volta in questi dieci mesi di proteste e repressione, dal presidente siriano Bashar al Assad, presentatosi oggi, dopo sette mesi dal suo ultimo discorso alla nazione, sul palco dell’aula magna dell’Università di Damasco per una locuzione trasmessa in diretta tv. Il discorso è durato un’ora e mezza e si è concluso con fragorosi applausi da parte del pubblico, che ha intonato l’immancabile: “Con l’anima, col sangue, ci sacrifichiamo per te oh Bashar!”.
Il raìs siriano ha assicurato che non si dimetterà, fino a quando il popolo lo vorrà, ha detto che non è stato mai dato ordine, a nessun livello, di sparare contro i manifestanti, e che invece ci sono terroristi, agenti del complotto straniero, che controllano alcune zone del Paese.
Mentre al Asad parlava, gli attivisti dei Comitati di coordinamento locali riferivano dell’uccisione, stamani, di almeno 10 persone, tra Homs e Idlib. Un giovane – affermano i Comitati – è stato ucciso con un colpo alla testa sparato a freddo da forze lealiste a un posto di blocco.
Il raìs siriano ha poi detto che le elezioni legislative, inizialmente previste per lo scorso maggio, poi rimandate al prossimo febbraio, sono posticipate a non prima di maggio, dopo che a marzo si terrà il referendum per approvare gli emendamenti alla costituzione.
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Per chi volesse, ampi stralci del discorso di al Asad sono stati trascritti in inglese dal sito libanese NowLebanon.
E’ poi così incredibile che vi sia un complotto straniero? E’ il M.O., non un paese al centro dell’Europa. Non ci sono delle ragioni per cui sia utile a degli attori internazionali addivenire a un governo che abbia altro atteggiamento verso Israele, per esempio, oppure come piano di indebolimento della Russia e suo accerchiamento?
Per la verità, lo trovo più credibile che una spontanea ribellione, che in ogni caso ha trovato ben presto dei padrini.
Ciò non intende scagionare il governo siriano, intende se mai considerare che le sue reazioni sono state volutamente provocate.
gradirei molto un chiarimento da parte vostra per confronto con le opinioni di chi sostiene invece la tesi del complotto internazionale, ancor prima che la ufficializzasse un discorso di Assad
Ognuno ha le sue opinioni. Conoscendo il contesto siriano e la sua storia non trovo incredibile la rivolta, sotto la spinta emotiva, mediatica, delle altre rivolte arabe. Noto da mesi che in Italia e in generale in Europa certi ambienti, più concentrati sulle questioni che affliggono il nostro mondo piuttosto che a conoscere davvero il vicino oriente, tendono a dare molta importanza al contesto regionale (e quindi “complotto” per indebolire l’asse iraniano, o il ruolo della Russia, ecc) che a quello interno siriano. Di fatto, in questa lettura, i siriani non sono che burattini manovrati o strumentalizzati dall’estero. Al contrario, seguendo gli eventi ben prima del 15 marzo, ho la chiara impressione che gli eventuali appetiti regionali degli anti-iraniani e anti-russi si siano scatenati molto dopo il 15 marzo e che le proteste siano state autentiche, e soprattutto graduali. Scatenate in rivolta dopo che il regime ha usato e ha continuato a usare impunemente l’arma della repressione violenta.
Quanto a Israele, gli al Asad sono il migliore alleato dello Stato ebraico e il relativo silenzio di questi dieci mesi e mezzo di Israele dimostra l’imbarazzo, se non il timore che a Tel Aviv hanno nel pensare soltanto di dover cambiare “nemico”. La storia dimostra che la resistenza anti-israeliana non si è fatta a Damasco. A lungo tempo, la Siria ha combattuto od ostacolato persino il movimento sciita Hezbollah. Per non parlare della calma che regna da decenni sulle alture del Golan. A tal proposito, segnalo a chi fosse sfuggita, la notizia, battuta ieri da Israele, che le autorità israeliane si preparano ad aprire le loro frontiere sul Golan ai profughi siriani in caso di escalation della violenza. Ma per esplicita ammissione dei responsabili militari israeliani, sono pronti a ospitare i profughi alawiti, quelli in teoria filo-Asad. Questo contrasta abbastanza con l’idea che gli Asad e i loro sostenitori siano un pericolo per Israele. Non vedo poi quale deve essere l’accerchiamento della Russia: non stiamo parlando di una rivolta in Cecenia, in Cina o in Uzbekistan. Oppure il Mediterraneo orientale diamo per scontato che sia appalto russo? Piuttosto, a chi si lamenta tanto dell’influenza Usa in Italia e in Europa, non dice nulla sulle flotte russe che incrociano nel Mediterraneo e arrivano fino a Tortosa. La Russia è meglio degli Usa? Sono entrambi due Paesi che hanno interessi e si muovono in base a questi, senza badare ai diritti dei siriani o di altri popoli oppressi.
Bashar non ha ufficializzato la tesi del complotto nel suo discorso del 10 gennaio. Sin dalla sua prima apparizione pubblica ha parlato di mu’amara, accusando i manifestanti di essere dei microbi. Per il resto, al lettore che abbia voglia di approfondire tutte queste questioni e, in particolare, quelle legate a come la pensano i siriani in rivolta, rimando ai numerosi articoli e testimonianze pubblicate su questo sito. Segnalo http://www.sirialibano.com/siria-2/siria-lesercito-dei-lealisti-italiani-sostiene-la-repressione.html e la polemica che ne è nata con molti lettori.
Prima di tutto grazie di questa risposta chiara e articolata; le mie opinioni sulla Siria sono in progress. Diversamente da altri paesi che di recente si sono sollevati, per la Siria non dispongo di alcuna info personale e devo incrociare le notizie che leggo.
Aggiungo solo riguardo alla Russia che è essa stessa a dichiararsi accerchiata, e mi sembra con ragione. Solo a titolo di esempio, cito questa scaletta di eventi dell’ultimo periodo che non mi sembra possano considerarsi fatti slegati.
http://gilguysparks.wordpress.com/2011/11/27/sale-la-temperatura-tra-usa-e-russia-la-chiamavamo-guerra-fredda/
Pertanto tengo in considerazione che la contemporanea messa sotto accusa per ragioni diverse dei due alleati Siria e Iran non sia un caso o la forza degli eventi, ma una tattica consapevolmente condotta, espressione più accettabile di complotto che suscita ormai solo insofferenza.
Per fortuna noi esseri umani abbiamo una memoria più lunga degli squali per ricordarci che l’Iran e la Siria non sono nel mirino degli Usa e dei loro alleati dal 15 marzo (data delle prime proteste in Siria). Le sanzioni di Bush a Damasco sono dal 2004. E rinnovate da Obama. Per non parlare della questione iraniana, che va avanti da anni a fasi alterne. Cosa c’entra la rivolta in Siria? Pensate che nel primo mese di proteste e di massacri, al Jazira e al Arabiya sono state molto silenziose sulla Siria. L’ho provato di persona nel monitoraggio quotidiano. Tanto che alcuni scrissero anche “il complice silenzio degli arabi”. Dov’era il complotto del Qatar? Dov’era la strategia di accerchiamento? Com’è che dopo 10 mesi e più (non sono pochi) e dopo 6.000 uccisi e più (documentati, lista, nome per nome, video foto, tutto inventato a Doha?) di fatto NESSUNO si muove? Dov’è la strategia di accerchiamento? E la russia poi, ma che vuole nel Mediterraneo? Lo sbocco al mare di sempre. Bene, è il solito gioco che la Storia conosce. E la Siria è una pedina importante per la russia. Ma da qui a dire che la rivolta in Siria è parte di una strategia per indebolire gli iraniani e i russi, beh, secondo me questo è negare il coraggio e la volontà dei siriani. Che dimostreranno che nel dopo Asad non saranno poi così filo-israeliani di come tutti credono. Gli israeliani temono proprio questo: che la resistenza armata contro il regime di oggi, domani possa rivolgersi alla liberazione del Golan. Quel compito nazionale che gli Asad (“resistenza”) non hanno mai assolto. Né con i negoziati (ancora ci rimbambiscono col metro di sponda di tiberiade) né con le armi. Perché “il nemico esterno” è la migliore arma per legittimarsi e giustificare leggi d’emergenza e tribunali speciali. Ma questo, gli antiamericanisti italiani non lo vedono. Non vogliono vederlo.
“domani possa rivolgersi alla liberazione del Golan. Quel compito nazionale che gli Asad (“resistenza”) non hanno mai assolto. Né con i negoziati (ancora ci rimbambiscono col metro di sponda di tiberiade) né con le armi”
Secondo me, argomentazione valida se non ci fosse una macroscopica sproporzione di forze, di sostegno internazionale e coesione interna fra i due paesi.
Non esito a credere a una strategia ampia e a lungo termine nella quale Siria e Iran sono solo pedine perchè, dopo aver constatato che decenni dopo Lockerbie si deve riaprire il processo – essendo stato ingannato perfino il Tribunale- e che si sono rispolverate voci di colpevolezza dell’Iran, l’anno delle “rivoluzioni arabe” somiglia sempre più a una favola sanguinosa.
Ma questo non significa affatto negare il coraggio di chi si ribella e paga di persona. Noi, opinione pubblica internazionale siamo gli ingannati, quelli che lottano sul campo sono coloro che vengono illusi.
Un’occhiata a come sono finite le rivolte negli altri paesi lo conferma; e l’understatement che rilevi nei media a proposito delle prime rivolte siriane quasi impallidisce di fronte ai casi del Barhein e dello Yemen.
grz ancora.
La sproporzione di forze c’è ed evidente, ma questo non giustifica l’inazione per decenni. Anche tra chi spara i razzi artiginali da Gaza e l’esercito israeliano la sproporzione c’è, ma la resistenza – islamica o quello che sia – almeno ci prova a dare fastidio al Nemico.
Parlando di grandi giochi regionali, sappiamo tutti come la vera partita sia con la Cina. E allora, se la Siria e l’Iran sono pedine e comparse, la Russia è solo un’altra pedina, un po’ più grande? Ma io credo che a parlare per anni – perché di questo si tratta – di questi grandi giochi dimentichiamo quel che sta accadendo sul terreno, adesso. Non nel giorno della Fine del Mondo. Da quanti anni è che parliamo di scontro Usa-Cina con i suoi vari stadi? Almeno da Bush Primo.
La Sua osservazione su a cosa assomiglino queste rivolte arabe rivela la trappola mediatica in cui si cade stando in Europa con i media occidentali tendenzialmente distratti dagli eventi orientali e che si svegliano solo in caso di grandi notizie. Quindi si parla di “primavera araba” (che bella parola!) e poi ora di “inverno”. In realtà, stiamo all’interno di un fenomeno storico che va ben oltre le stagioni, ben oltre il 2011 o il 2012. In un’ottica ristretta e miope, la rivolta egiziana sembra che sia finita male solo perché dopo aver deposto il simbolo della dittatura, non si è deposto il regime tutto. Così per il Bahrein, lo Yemen e i Paesi dove apparentemente le rivolte non sono arrivate (ma dove invece arriveranno, è solo questione di tempo): si crede che tutto sia finito e scemato. E invece no. E lo insegna la Storia. Quando mai una rivoluzione si è compiuta in pochi mesi? Stiamo all’interno di un fenomeno storico che si protrarrà per i prossimi dieci anni. Anche in Siria, basterà forse che “cada” Bashar? Assolutamente no. E certo, ci sarà sempre qualche malelingua pronta a dire: “Ah, ecco, volevate la caduta del regime, e ora cosa c’è? Solo rovine e caos”, come fanno ora per la Libia. Scusate, preferivate Gheddafi? Mubarak, Ben Ali? Se è così inutile parlare assieme, perché siamo troppo distanti. Ma se non preferivate quei figuri, cosa vi aspettate, che dopo 30 o 40 anni di immobilismo e repressione, il Paese cammini come la Svezia? Usciamo dalla logica del giornale quotidiano, per cui oggi è primavera, domani è inverno e poi c’è la guerra civile. Non ci sarà nessuna guerra civile. Se doveva scoppiare, sarebbe già scoppiata. I reazionari dentro (e in primis Israele, Iran, Arabia Saudita) vedono tutto questo come fumo negli occhi. E anche i reazionari italiani, anche quelli “di sinistra” ma reazionari dentro, temono il vero cambiamento. E stanno sempre a dire: “guerra civile!”, “al Qaida”, “terrorismo”, “cristiani sgozzati” (se le gerarchie ecclesiastiche orientali continuano a baciare il piedi del dittatore, magari qualche esaltato potrà anche farsi venire qualche idea strana domani in nome dell’islam).
a proposito dei cristiani vorrei capire il loro ruolo in questa situazione , sono tutti con il governo oppure anche loro protestano ? e il loro clero come si è comportato in questi mesi ? non si rendono conto che se continunuano ad appoggiare Assad quando (probabilmente) scoppierà una vera guerra civile e conseguente pulizia religiosa faranno la fine dei loro correligiosi iracheni !!
Sono davvero pochi quelli che protestano. La maggior parte aspetta alla finestra. Anzi, dietro la finestra serrata. I vertici delle varie chiese per esser lì dove sono devono dimostrare fedeltà al potere. Il clero non è però tutto appiattito sulle posizioni dei loro superiori. So di monaci che ospitano sunniti in fuga dalla repressione. Fanno quel che possono evitando di esporsi.
grazie