Più di 300 persone uccise in una sola notte a Homs, nel centro della Siria: e’ quanto afferma alla Bbc un membro dei servizi di sicurezza militari, ora disertore, ma testimone del “massacro” avvenuto nella piazza centrale della terza città siriana il 18 aprile scorso.
Per la prima volta, dopo sei mesi da quella notte in cui le forze fedeli al presidente Bashar al Assad dispersero con la forza il primo, e finora unico, sit-in permanente di protesta pacifica contro il regime organizzato dagli abitanti di una città siriana, un membro della sicurezza dell’esercito ha raccontato la sua versione dei fatti a Sue Lloyd-Roberts, giornalista della Bbc arrivata sotto copertura a Homs e autrice di un reportage trasmesso lunedì scorso.
“Non so con precisione quante persone siano state uccise, ma di certo più di 300… posso dirlo perché erano sotto i miei piedi… era un fiume di sangue”, afferma l’ex militare, identificato come “Ahmed” e ripreso di spalle nell’intervista effettuata a Homs dalla Lloyd-Roberts.
Ahmed afferma che era incaricato di uccidere i soldati che non sparavano ad altezza d’uomo: “Ho visto militari sparare in aria. Sono stati uccisi”.
Su Youtube circolano numerosi video amatoriali del sit-in pacifico prima dell’arrivo delle forze di sicurezza, durante il primo assalto e la conseguente fuga dei manifestanti. Qui sotto uno dei tanti filmati, quando la piazza non si era ancora riempita.
Altri filmati, pubblicati sempre su Youtube e opera degli stessi membri delle forze lealiste, composte per lo più da alawiti (branca dello sciismo a cui appartiene la famiglia presidenziale), mostrano i militari inneggiare al presidente Assad dopo aver liberato dai dimostranti la piazza di Homs, città a stragrande maggioranza sunnita.
In un filmato, un commilitone intima all’improvvisato operatore di smettere di riprendere con il telefonino, ma quest’ultimo risponde: “No, voglio mostrare ai miei figli, quando saranno grandi, cosa abbiamo fatto a questi!”.
Rami S., pseudonimo di un attivista di Homs che aveva partecipato al sit-in di aprile e che era presente la notte dell’assalto delle forze lealiste, racconta: “L’intenzione era rimanere lì come gli egiziani erano rimasti a piazza Tahrir del Cairo”.
Parlando con l’ANSA, Rami, ora rifugiatosi a Beirut, ricorda: “Era un raduno pacifico e i video lo dimostrano. C’erano famiglie intere con bambini, ciascuno portava da mangiare e da bere e lo divideva con i gruppi vicini, si cantava e si ballava”.
“I corpi (dei manifestanti uccisi) sono stati caricati su camion e hanno usato carri dei pompieri per ripulire la piazza”, afferma dal canto suo Ahmed, il militare disertore intervistato dalla Bbc. “E’ stato un massacro. E’ stato un massacro”.
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