Il premier disertore denuncia un “genocidio”

Per protestare “contro il genocidio collettivo commesso dal regime” del presidente siriano Bashar al Assad si è unito ai ribelli e alla “rivoluzione” il premier siriano Riyad Hijab, che ha oggi annunciato la sua diserzione e si è rifugiato con la famiglia in Giordania.

L’agenzia ufficiale Sana si limita finora (14:40 ora di Damasco) a riferire che il premier Hijab è stato dimesso e che al suo posto, ad interim, è stato nominato il vice premier Omar Ghalawnji.

Grazie a un piano organizzato “nei minimi dettagli da almeno due mesi” e “portato a termine grazie all’Esercito libero” (Esl, i ribelli), Hijab, sunnita di Dayr az Zor, è ora “in un luogo sicuro” nel regno hascemita “assieme ad altre dieci famiglie” a lui legate.

Le parole del premier sono state affidate al portavoce, Muhammad Otri, che è intervenuto sugli schermi della tv panaraba al Jazira, finanziata dal Qatar: “Il regime sta commettendo un genocidio collettivo, si tratta dei peggiori crimini che possono essere commessi”, ha detto Hijab nel suo comunicato.

“Mi unisco alla rivoluzione, ma sono stato al suo fianco sin dall’inizio… ma non potevo disertare perché ero minacciato di morte”, ha aggiunto, affermando che “tutti i ministri vogliono disertare ma non possono perché in Siria vige uno stato di sicurezza e chiunque osa opporsi rischia la morte e così i suoi familiari”.

Lo scorso giugno Hijab, ex ministro dell’agricoltura e baatista della prima ora, era stato incaricato di formare il governo dopo le elezioni del 7 maggio. “Non avevo altra scelta e se rifiutavo mi avrebbero ucciso. Ma sin dall’inizio ho pensato a come disertare e a contribuire a far crollare il regime”, ha detto l’ex governatore di Quneitra e Latakia.

L’agenzia ufficiale Sana riferisce che ieri Hijab aveva presieduto una riunione del consiglio dei ministri a Damasco. “Ho interrotto le comunicazioni ieri”, ha affermato l’ex premier precisando di esser fuggito “solo quando sono stato sicuro che i miei familiari sarebbero stati tratti in salvo e in questo mi hanno aiutato l’Esercito libero con cui ho preso contatti da tempo”.