Nemmeno un rutto. Solo un ruttino. Senza una limonata calda, senza una punta di bicarbonato, e senza nemmeno l’intramontabile citrosodina.
La “comunità internazionale” ha ben digerito e in fretta la vicenda – ancora tutta da chiarire, semmai sarà chiarita – dell’attacco “chimico” nella regione di Damasco compiuto, secondo attivisti, dall’aviazione e dall’artiglieria fedele a Bashar al Asad tra il 20 e il 21 agosto 2013.
Di seguito, un resoconto dell’Ansa sulla presa di posizione, assunta ieri sera a New York, dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. In ultimo, la reazione dell’Iran diffusa stamani 22 agosto.
L’Onu vuole ”chiarezza” sulle accuse dei ribelli siriani secondo il regime di Damasco avrebbe usato i gas sui civili provocando un milgliaio di morti incluse donne e bambini.
Ma il Consiglio di Sicurezza convocato d’urgenza a New York non ha esplicitamente chiesto una inchiesta targata Onu limitandosi ad apprezzare la ”determinazione” con cui il segretario generale Ban Ki moon ha assicurato che ci sara’ una “pronta indagine imparziale” su quanto avenuto ad est di Damasco.
C’e’ comunque “forte preoccupazione” tra i Quindici – si afferma – per le drammatiche immagini approdate oggi su YouTube. Per l’ambasciatrice americana Samantha Power, le notizie dalla Siria sono “devastanti” e “l’Onu deve andar li’ in fretta. Se le accuse saranno confermate i responsabili dovranno finire davanti alla giustizia”.
Gli ispettori Onu, arrivati domenica in Siria per indagare su tre precedenti possibili episodi di utilizzo di armi chimche, sono in realta’ gia’ sul posto, a meno di un’ora di macchina dal luogo dei presunti massacri. “Speriamo che ottengano dal governo accesso alla zona”, ha detto il numero due di Ban Jan Eliasson facendo rapporto in Consiglio.
Anche per Eliasson, se confermato, l’uso dei gas da parte del regime di Bashar al Assad rappresenterebbe una “grave escalation” del conflitto. Stretta alleata del presidente siriano, la Russia ha espresso tuttavia scetticismo sulle accuse – smentite categoricamente fin da subito dal governo di Damasco, tanto più in presenza di ispettori Onu nel Paese – sospettando una “provocazione” e una manipolazione mediatica da parte delle opposizioni.
Ma anche Mosca, come gli altri in Consiglio, ha espresso il suo appoggio alla richiesta di accertamenti “imparziali”. In mattinata, l’Iran – tramite il ministro degli esteri Javad Zarif citato dall’agenzia Irna – ha respinto le accuse a Damasco. “Se le notizie fossero esatte, certamente le armi chimiche sarebbero state usate da gruppi terroristici ed estremisti, che hanno dimostrato di non fermarsi di fronte ad alcun crimine”.
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