Il Sudoku delle opposizioni siriane

Una giungla di sigle, di nomi, di cariche, di appartenenze, di rivalità implicite, di programmi politici fotocopia: districarsi in questa matassa è un lavoro quotidiano per chiunque voglia seguire da vicino l’evoluzione del fronte del dissenso siriano all’ombra della rivolta 2011.

Dopo domani, domenica 2 ottobre 2011, a Istanbul è previsto l’annuncio del direttivo del Consiglio nazionale siriano e, secondo il quotidiano panarabo saudita al-Sharq al-Awsat (“il Medio Oriente”), sono già al lavoro sulle rive del Bosforo tre tavoli di consultazioni tra le varie anime delle opposizioni e del dissenso.

Primo tavolo: vi partecipano i membri del Consiglio nazionale la cui creazione è stata annunciata di recente sempre a Istanbul. Oltre ai membri della commissione pro tempore eletta dai membri dello stesso Consiglio e incaricata di preparare la conferenza di domenica 2 ottobre.

Secondo tavolo: è quello che sta preparando l’unificazione delle varie anime delle opposizioni. Vi partecipano membri del Consiglio nazionale di Istanbul, rappresentanti dei Fratelli musulmani, membri dell’Annuncio di Damasco (laici, dissidenti di lunga data), delegati dei Comitati di coordinamento locali (i giovani delle proteste sul terreno), e la cordata di oppositori facente capo a Burhan Ghalioun, sociologo e docente alla Sorbona di Parigi, indicato ad agosto scorso capo di un sedicente Consiglio di transizione mai veramente decollato.

Terzo tavolo: i rappresentanti delle correnti presenti al secondo tavolo lavorano per trovare il sostegno alla struttura futura del Consiglio rivoluzionario.

Alle riunioni di Istanbul non prendono però parte i rappresentanti del Comitato centrale per il cambiamento democratico (Cccp, sic!), piattaforma creata a metà settembre da alcuni dissidenti storici rimasti in patria. Tra loro spiccano i nomi di Michel Kilo, dell’economista Aref Dalila e dell’oppositore Hassan Abdel Azim, a capo di una coalizione di partiti clandestini.

Lo scorso 29 settembre, Kilo ha detto chiaramente di non volersi unire agli oppositori di Istanbul, perché questi ultimi si stanno avvicinando all’idea di richiedere l’intervento straniero. Kilo ha anche ammesso di non esser stato consultato dai dissidenti in Turchia e che solo in un secondo momento gli hanno chiesto di inviare solo tre membri del Cccp, su un totale di 71 previsti per i rappresentanti del fronte interno.

Si veda su questo l’articolo apparso il 29 settembre 2011 su Le Monde.