Il vulcano di Aleppo

(di Lorenzo Trombetta per Europa Quotidiano) È stata per oltre un anno ai margini della rivolta ma potrebbe essere la prima città siriana a cadere sotto il controllo dei ribelli. Aleppo, i cui abitanti sono stati a lungo criticati dagli attivisti anti-regime per l’apparente inerzia, è da giorni teatro di scontri tra miliziani dell’Esercito libero e le forze governative, che ieri, 24 luglio 2012, hanno perso il controllo di Bab al Hadid (la Porta di ferro), uno degli accessi chiave alla città vecchia, patrimonio dell’umanità per l’Unesco.

Aleppo “la Grigia” – così la chiamavano gli storici arabi – è ora un vulcano in eruzione e migliaia di abitanti dei quartieri colpiti dalle violenze sono in fuga. La sua eventuale caduta in mano ai ribelli non significherebbe la fine del regime di Bashar al Assad ma accellererebbe il processo di erosione del potere centrale.

È per questo che ieri i caccia dell’aviazione siriana hanno bombardato – per la prima volta dall’inizio della rivolta – la parte est della città: con l’obiettivo di fermare l’avanzata dei ribelli che dai sobborghi e dalle campagne circostanti si stanno muovendo verso il centro di Aleppo.

Tra le file del battaglione Tawhid, che costituisce l’avanguardia dell’offensiva e che è composto per lo più da miliziani islamisti, c’è eccitazione: «Con l’aiuto di Dio libereremo Aleppo e la sua regione entro la fine del Ramadan», afferma uno dei suoi leader Muhammad al Jumaa. Il mese islamico del digiuno si concluderà il 19 agosto prossimo, esattamente un mese dopo la formazione del battaglione Tawhid (“unificazione” in arabo). «Le varie brigate dell’Esercito libero operative nei sobborghi di Aleppo e nelle campagne hanno deciso di unire i loro sforzi per concentrarsi sulla liberazione della città», ha detto al Jumaa in un’intervista realizzata da Europa via Skype.

Nei giorni scorsi i miliziani del Tawhid avevano pubblicato in rete alcuni video della loro avanzata tra le vie e i vicoli di Aleppo. Provenienti dai villaggi a nord, sono scesi in città passando per la periferia nord-orientale. Hanno sfondato alcune barriere di carri armati nei pressi della città di Hanano, un progetto residenziale concepito secondo il modello sovietico. Altre unità del Tawhid hanno aperto breccia più a ovest, e altre più a sud fino a Sakhur dove le vie sono più strette. E mentre l’artiglieria governativa non dava tregua ai quartieri orientali e centrali, si combatteva a Idhaa, vicino alla sede della radio nazionale.

La battaglia di Aleppo è cominciata quando quella di Damasco era già avviata da un paio di giorni. Nella capitale però, nonostante l’entusiasmo delle prime ore, accresciuto dalle notizie dell’uccisione di alti esponenti del regime nell’attentato del 18 luglio, le forze lealiste hanno respinto l’offensiva dei ribelli. La situazione rimane estremamente tesa e volatile, dominata da uno stato di guerriglia permamente in alcune zone sensibili. Uno scenario analogo è ipotizzabile ad Aleppo: altri quartieri chiave potranno cadere nelle mani dei ribelli, mentre il regime potrebbe conservare il controllo di alcune sue postazioni.

Quel che è certo è che nell’arco di pochi mesi, da marzo scorso a oggi, le forze fedeli al presidente Bashar al Assad sono passate dall’aver conquistato, almeno formalmente, delle roccaforti della rivolta (Homs, Zabadani, Daraa, Hama), all’aver perso, in alcuni casi in modo pressoché definitivo, importanti fasce di territorio.

Tra queste, proprio quella che collega Aleppo e il confine occidentale con la Turchia. E anche se si combatte ancora per il controllo dei valichi frontalieri nel nord, nell’est e nel sud della Siria, testimonianze di giornalisti stranieri presenti sul terreno, di civili in fuga e di ribelli confermano che la strada tra il confine turco e Aleppo è sempre più un corridoio privo di ostacoli. (Europa Quotidiano, 25 luglio 2012).