E’ proseguito il 24 ottobre 2011 nella regione siriana meridionale di Daraa lo sciopero generale indetto dagli attivisti anti-regime, che affermano di voler continuare la protesta a oltranza “fino al ritiro dell’esercito e delle forze di sicurezza e al rilascio di tutti i prigionieri”.
Daraa, capoluogo della regione dell’Hawran confinante con la Giordania, è stato il primo epicentro delle proteste anti-regime scoppiate a metà di marzo scorso. Da allora, un massiccio dispiegamento dell’esercito e delle forze di sicurezza tenta di mantenere il controllo del territorio.
Secondo i Comitati di coordinamento locale degli attivisti, da marzo ad oggi sono 633 le persone originarie di Daraa e dintorni uccise dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad.
In un comunicato, i Comitati affermano: “Lo sciopero generale è ancora in corso da una settimana a Daraa città, Dael, Enkhel, Nawa, Khirbet Ghazale. I servizi di sicurezza hanno preso i nomi dei proprietari di tutti i negozi chiusi”. Gli attivisti minacciano di proseguire “fino alla disobbedienza civile”.
Quel che colpisce però è il livello locale delle istanze presentate in questo comunicato dai Comitati di Daraa. La loro protesta e il loro sciopero sembrano limitati ai confini della regione meridionale. Se l’esercito siriano si ritirasse dall’Hawran, e tutti i prigionieri politici di Daraa venissero liberati, ciò segnerebbe forse la fine della rivolta?
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