Nell’ambito del “fraterno” coordinamento tra Libano e Siria, l’esercito di Beirut ha deciso di collaborare con i siriani alla chiusura di “corridoi umanitari” usati dai civili siriani per fuggire dalla repressione in corso nel loro Paese da dieci mesi. Lo si è appreso il 15 dicembre dal quotidiano francofono beirutino L’Orient-Le Jour.
(…) L’armée syrienne et l’armée libanaise ont décidé hier de fermer « les couloirs humanitaires » entre le Liban et la Syrie du côté de Wadi Khaled. Ces points de passage permettaient jusque-là aux blessés en provenance de Tal Kalakh de venir se soigner au Akkar. Selon une source informée à Wadi Khaled, cette décision a été prise entre les deux institutions militaires conjointement afin de barrer la voie aux blessés et réfugiés venus s’abriter au Liban (…)
In precedenza, sempre la stampa libanese ci aveva informato dell’opera di minamento da parte dell’esercito siriano di alcuni tratti del poroso confine tra i due Paesi, in corrispondenza dei punti di passaggio dei civili in fuga dalla regione di Homs in direzione dell’Akkar libanese. Per Damasco, non si tratta di impedire ai civili di fuggire ma ai terroristi e ai trafficanti di armi di creare il caos in Siria nell’ambito del complotto straniero.
Stupisce in tal senso la decisione presa soltanto ora, di comune accordo tra Beirut e Damasco, di chiudere i “corridoi umanitari”. Perché non li hanno chiusi prima? E se sono “umanitari” e non usati da terroristi, perché chiuderli? Si tratta forse di governi che non agiscono per il bene della propria gente? L’Orient-Le Jour non va così oltre nel porre domande retoriche, ma cerca almeno risposte al primo quesito:
À la question de savoir pourquoi l’armée syrienne a attendu à ce jour pour fermer ces couloirs, la source explique que ces points de passage servaient auparavant aux ouvriers syriens journaliers qui, pour éviter de payer une taxe aux points de passage officiels, s’infiltraient à travers ces couloirs, au vu et au su des gardes-frontières syriens qui fermaient les yeux.
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