Libano, nuovi tentativi per innescare la fitna

Ci provano in tutti i modi da più di un anno ma finora non sono riusciti a far scoppiare in Libano nessuno scontro armato, su larga scala, a sfondo confessionale. Di seguito qualche esempio raccolto dalla lettura mattutina dei giornali del 9 agosto 2012.

Sidone: sostenitori dello shaykh salafita Ahmad al Asir si scontrano con rivali del movimento nasseriano locale. Tre feriti. Lo shaykh Asir afferma di sostenere la rivolta in Siria mentre i nasseriani di Sidone sono da tempo un giochino in mano al regime di Damasco.

Asir fa però un gioco sporco, che sembra ogni giorno confermare i sospetti di un suo reale allineamento, di fatto, con gli interessi di chi comanda ancora in Siria. Perché – ricordiamolo – la fitna (sedizione confessionale) sunno-sciita in Libano farebbe comodo prima di tutto a Damasco e ai suoi alleati, che potrebbero così dimostrare che i rischi di una deriva del fondamentalismo sunnita nel vicino Paese dei Cedri sono reali, che l’incendio va domato con la forza di sempre e che la questione in Siria è una questione essenzialmente regionale, non interna.

A Tripoli, sulla stessa linea di costa di Sidone ma a 130 km più a nord, scontri tra salafiti locali e uno shaykh alleato del movimento sciita Hezbollah. Sei feriti. Lo shaykh Hasem Minqara si è asserragliato in una moschea di al Mina, nel porto libanese, scatenando l’ira delle numerose teste calde locali. Un’iniziativa che ricorda quella di Assir a fine luglio a Sidone, quando lui e i suoi scagnozzi avevano eretto un sit-in permanente in una piazza centrale della città, suscitando forti attriti proprio con i nasseriani.

Infine nella remota regione libanese di Akkar, un gruppo di libanesi sunniti che tentavano di portare in salvo verso Jabal Akrum alcuni feriti dalla martoriata cittadina siriana di Qusayr, proprio oltre confine, si sono scontrati col clan sciita dei Jaafar, dominante nel villaggio di Hurani, perché questi ultimi non hanno permesso al convoglio di attraversare il villaggio. Almeno un morto.

Quest’ultimo episodio è forse quello che si iscrive più naturalmente nelle tradizionali dinamiche locali e che rappresenta una continuità col passato. I Jaafar da sempre sono considerati dei banditi che nella regione dimenticata di Akrum spadroneggiano come vogliono, anche grazie a un implicito accordo con i vicini Hezbollah di Hermel. Come nei film western, chiunque osa contraddire uno Jaafar di quelle lontane contrade rischia di prendersi una pallottola in testa. La rivolta siriana c’entra ma fino a un certo punto.

Gli incidenti di Sidone e Tripoli forniscono invece segnali di rottura col passato delle rispettive località a maggioranza sunnita dove gli agenti della fitna - per parlare come il leader di Hezbollah il sayyid Hasan Nasrallah – sembrano assai più attivi. Almeno dal marzo 2011. Da quando in Siria sono scoppiate le prime manifestazioni pacifiche anti-regime descritte da Damasco e dai suoi clienti libanesi come un complotto sunno-sionista ai danni della “Resistenza” anti-occidentale e anti-israeliana.