Molti scribacchini sedicenti analisti in Italia appoggiano la repressione in atto in Siria perché per loro, antagonisti a tutti i costi, difendere gli al-Asad significa colpire l’espansionismo americano.
Secondo la loro versione – che guarda caso combacia con quella del regime di Damasco – è che anche Israele è dietro al “complotto” contro la Siria.
Una notizia, ignorata da tutti ma apparsa su qualche sito in lingua araba, rompe le uova nel paniere a questi antagonisti duri e puri. Leggiamola.
Anche un siriano delle Alture del Golan, occupate da Israele dal 1967, è rientrato nel primo round di scambio di prigionieri tra Hamas e Israele, che ha portato tra l’altro la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit.
Ma la stampa ufficiale di Damasco ha ignorato la sua vicenda, perchè l’ex detenuto in una prigione israeliana si è schierato a fianco delle proteste anti-regime in corso in Siria da oltre sette mesi.
In un video pubblicato il 18 ottobre 2011 su Youtube e filmato martedì scorso a Buqaata, villaggio druso delle Alture siriane annesse allo Stato ebraico nel 1981, Wiam Ammasha, 30 anni, giovane druso liberato dal carcere di Katzrin (capoluogo del Golan israeliano), viene portato sulle spalle dei manifestanti che scandiscono slogan ”per la rivoluzione siriana” (vedi sotto, attorno al terzo minuto e mezzo del filmato).
Dalla sua cella, lo scorso 23 maggio, Ammasha aveva annunciato l’inizio di uno sciopero della fame in solidarietà con i civili siriani uccisi dalla repressione militare e poliziesca delle forze fedeli al presidente Bashar al Assad. Da quarant’anni la retorica della liberazione del Golan occupato è un pilastro della propaganda del regime di Damasco.
Ammasha, come gran parte dei drusi del Golan, rivendica la sua appartenenza alla madre patria siriana e ha rifiutato la cittadinanza israeliana. Nel 2005 era stato condannato dalla giustizia di Israele a 21 anni e mezzo di carcere perché riconosciuto colpevole di aver creato una cellula ostile a Israele, di esser entrato in contatto con organizzazioni illegali e di aver pianificato il rapimento di un soldato israeliano.
La stampa governativa siriana ha esaltato da martedì la liberazione e il ritorno in Siria di 16 ex detenuti palestinesi rientrati nel primo round di scambio di prigionieri. Hamas, il cui ufficio politico è ospitato da anni a Damasco, è ancora formalmente uno stretto alleato del regime siriano.
In altre circostanze, il regime siriano avrebbe celebrato Ammasha come un eroe della resistenza anti-israeliana. Ma siccome il giovane è contro la repressione in corso nel suo Paese d’origine, non ha diritto di esser menzionato. La resistenza è un appalto esclusivo degli al-Asad, che usano la retorica panaraba e anti-israeliana ai loro fini interni. La vicenda di Ammasha ne è un esempio.
Gli antagonisti di professione diranno ora che è tutta una montatura israeliana. Che Ammasha ha ricevuto danaro nelle carceri sioniste e che il principe Bandar ben Sultan è suo zio. Paperino è sulla Luna e Topolino su Marte.
Tutto diventa vero quando bisogna far quadrare i propri conti. L’importante, per gli antagonisti, è non mettersi mai in discussione. Non saprebbero più che spazi occupare. Non saprebbero più che scrivere.
Propaganda, che non passa mai di moda. Una sempreverde e sempiterna presenza nelle radio nazionali siriane..di motti che paiono ricalcare gli stessi ritmi bellicosi che celebrano i trionfi dei partiti sciiti in Libano. Siria paese di pace..e lunga vita all’esercito.
Fanno eco i bambini nelle strade.