(di Andrea Glioti). Il corrispondente da Qamishli dell’emittente curdo-irachena Rudaw, Mahmud ‘Peshwa’ Bahlawi (foto), è stato arrestato domenica 13 gennaio dalle forze di repressione del regime di Damasco nella città nord-orientale siriana.
Si tratta di un episodio più unico che raro in una città come quella di Qamishli, dove la crescente autonomia curda aveva finora coinciso con la tolleranza delle esigue forze governative nei confronti di attivisti e giornalisti.
Come riporta HawarNews, in seguito all’esplosione di alcuni colpi di mortaio sparati dai ribelli in direzione di Qamishli, Bahlawi si era recato sul quartiere della città colpito dall’attacco per realizzare un servizio, ma le forze di sicurezza lo hanno arrestato sul posto.
Mahmud è noto per il suo impegno come attivista a Damasco, ma da quando era tornato nelle sue regioni natie, si era dedicato a quella che definiva “la professione attuale di molti degli attivisti allontanatisi dalla rivoluzione in seguito alla comparsa delle armi”.
Secondo alcune fonti, Mahmud era malvisto dalle autorità locali del Partito dell’Unione Democratica (Pyd) affiliato ai separatisti del Pkk turco, per via del suo impiego presso Rudaw, emittente finanziata dalle leadership del Kurdistan iracheno, nota per essere in rotta di collisione con il Pyd.
Il 23 novembre scorso le forze di sicurezza (Asayish) controllate dal Pyd erano però intervenute per liberare un giornalista americano arrestato a Qamishli dalle forze di sicurezza del regime siriano. Sorge spontaneo chiedersi se dimostreranno lo stesso zelo nel perseguire la liberazione di un reporter “scomodo” come Bahlawi.
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