Dopo otto mesi e mezzo di sanguinosa repressione contro i civili siriani anti-regime, la Lega Araba ha per la prima volta nella sua storia imposto sanzioni contro un suo Stato membro, la Siria, che era già stata sospesa un mese fa per non aver di fatto accettato il piano proposto dall’organizzazione inter-araba per tentare di metter fine alla mattanza.
La repressione odierna ha fatto registrare il 27 novembre uno dei suoi picchi più drammatici, con l’uccisione, secondo fonti dei media non controllati dal regime, di almeno 32 civili, freddati dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad. L’agenzia ufficiale Sana ha invece riferito dell’arresto e dell’uccisione di numerosi terroristi nei diversi epicentri della rivolta e di manifestazioni lealiste a Latakia, Tortosa e a Darbasiye, nella zona a maggioranza curda nel nord-est del Paese. Sempre la Sana ha dato notizia dei funerali di nove tra militari e agenti delle forze dell’ordine uccisi sempre da terroristi in non meglio precisate date.
Nella riunione della Lega Araba svoltasi nella capitale egiziana, il Libano si è detto contrario alle sanzioni e l’Iraq ha espresso riserve. Il Paese dei Cedri è tradizionalmente sotto l’influenza di Damasco, mentre a Baghdad il governo di Nuri al Maliki è da tempo vicino alle posizioni dell’Iran, principale alleato regionale della Siria. L’Iraq è inoltre il secondo più importante partner economico-commerciale di Damasco, dopo l’Unione Europea, con un volume di scambi annuo che sfiora i sette miliardi di euro.
Tra le misure restrittive adottate oggi figura il congelamento delle transazioni commerciali e dei conti bancari del governo siriano, il divieto di visto di ingresso nei Paesi arabi agli esponenti del regime, lo stop alle relazioni con la Banca centrale siriana e agli investimenti nel Paese. In attesa di una reazione ufficiale, Damasco ha parlato per bocca della sua tv di Stato, che ha definito “un atto di tradimento” le sanzioni “dirette contro il popolo”.
Il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Hamad ben Jasem al Thani, presidente di turno della Lega Araba, ha affermato che le misure devono essere operative a partire da oggi. Entro una settimana, un comitato tecnico definirà la lista di alti personaggi siriani da mettere al bando. Nell’approvare le sanzioni economiche alla Siria, la Lega Araba ha manifestato la sua preoccupazione per evitare un intervento straniero nel Paese. “Non vogliamo provocare altra sofferenza al popolo siriano”, ha detto il premier del Qatar.
Intanto, secondo quanto riferito dal Centro di documentazioni delle violazioni in Siria, legato ai Comitati di coordinamento locale degli attivisti, sono 31 i civili uccisi oggi. Tra le vittime figurano anche due adolescenti. Le uccisioni sono avvenute a Homs, principale epicentro della protesta, e nella regione centrale di Hama, quella nordoccidentale di Idlib, quella orientale di Dayr az Zor, in quella costiera di Tortosa e in alcuni sobborghi di Damasco.
solo 3 commenti a caldo
– la lega araba è nata in un determinato contesto storico che era decisamente diverso da quello odierno. il suo statuto, Il regolamento che governa i rapporti tra gli stati membri saranno sempre adeguati?
– il libano ha tradizionalmente dipeso dalla siria, non c’è nessun dubbio. mi piacerebbe sottolineare due punti: la folla in piazza dei martiri che grida contro l’occupazione siriana del libano e l’attuale contesto politico nel paese in cui non esiste più lo stato nello stato, ma solo lo stato degli hezbolla.
– l’ultimo punto è un invito a ragionare sull’efficacia dell’intervento della lega araba. è come diceva juppé lo strumento che ha sancito l’inizio della fine del regime di assad o ha semplicemente regalato un motivo in più di avvicinamento al regime iraniano?
1) Senza dubbio lo scenario arabo odierno in forte mutamento influisce sull’atteggiamento della Lega Araba. E la questione siriana è il primo vero banco di prova. Paesi che già pesavano prima come Egitto e Libia hanno ora – anche per necessità interne – voltato le spalle al regime di turno perché in contrasto con le rivolte in corso nel loro Paese. E anche gli altri membri hanno tutti più difficoltà ora a sostenere dittature. Un caso a sé l’Arabia Saudita, che è in cima alla lista tra le dittature a rischio ma che per ora sta giocando un sottile e pericoloso gioco di contenimento in casa e ai suoi confini (Bahrein, Yemen) ma che sul piano inter-arabo si dice sostenitrice delle rivolte. E’ da monitorare.
2) Anche quando piazza dei martiri era piena di “anti-siriani” c’era lo stato nello stato di Hezbollah. Solo che in quel periodo (2004-2008) la bilancia pendeva da un’altra parte. Dal 2008 al 2011 è tornata a favore del fronte Hezbollah & Co. Adesso stiamo a un nuovo tornante, che sarà devastante per entrambi gli schieramenti.
3) Nessuno dei due secondo me. Bashar è vicino a Teheran senza o con la Lega Araba, che fino ad oggi è sempre stata meno che una comparsa. Adesso (vedi punto 1), le cose forse stanno cambiando ma bisogna osservare sul medio lungo periodo la dinamica per trarne delle lezioni durevoli.
grazie Lorenzo
1) non ho mai pensato che l’arabia saudita fosse uno stato (regno) democratico. secondo me verrebbe la pena distinguere tra ciò che sta succedendo nella parte orientale del regno (soprattutto nella città di qatif a forte presenza sciita), in bahrein e le rivolte arabe.
manca spesso nelle descrizioni giornalistiche il ruolo che sta giocando l’iran nell’alimentare questi tumulti. il caso del bahrein è significativo per quanto hanno arrestato cittadini libanesi attivisti hezbolla. Qatif e provincia sono delle zone dove gli investimenti e i servizi pare siano i più alti e migliori in tutto il regno.
2) secondo me non c’è più lo stato nello stato, semplicemente perché lo stato è scomparso. è rimasto solo quello degli hezbolla…
3) non esiste al giorno di oggi nessuna possibilità di soluzione diplomatica e pacifica né per la siria ma neppure per l’iran. siamo prossimo a una guerra regionale che si svilupperà su tre fronti: libano nella sua parte meridionale, siria nella sua parte settentrionale e poi il fronte iraniano con il coinvolgimento dei paesi del golfo e della nato?