Si apre una spaccatura tra vertici dell’Esercito libero siriano (Esl) all’estero e ranghi che combattono giornalmente all’interno della Siria: il colonnello Riad al Assaad, formalmente comandante in Turchia dell’Esl, ha smentito il suo ufficiale di riferimento in patria e parigrado Qassem Saad ad Din, che ieri dalla regione di Homs aveva lanciato un ultimatum al regime di Damasco.
“Non c’è alcun ultimatum”, ha detto Assaad parlando alla tv al Jazira. “Vogliamo che (l’inviato speciale Onu) Kofi Annan dichiari il fallimento del suo piano in modo da poter esser liberi di lanciare operazioni militari contro il regime”, ha aggiunto Assaad.
Gli ha risposto poco fa il colonnello Saad ad Din, portavoce del Comando congiunto delle brigate dell’Esl che operano in Siria: “Solo il Comando dell’Esl all’interno della Siria ha il diritto di diffondere comunicati, di prendere decisioni e di parlare di operazioni”, ha detto nel comunicato n.9 apparso sulla pagina del profilo Facebook dell’Esl in patria.
“Da ora in poi le decisioni saranno prese dall’interno”, ha aggiunto Saad ad Din. “Siamo noi che mobilitiamo la piazza e che eseguiamo le operazioni… sono nostri i figli massacrati, non sono i figli di chi rimane negli alberghi e nei campi profughi”, ha detto in riferimento al colonnello Assaad e ai suoi ufficiali disertori basati nei campi nel sud della Turchia.
(Aggiornamento del 2 giugno 2012: anche il tenente colonnello Muhannad al Talaa, comandante dell’Esl di Dayr az Zor e regione (est), si è unito all’appello di Saad ad Din. (Si legga qui). Fine aggiornamento)
E a proposito dello stesso Assaad, Saad ad Din ha affermato: “E’ lontano dalla battaglia. Rappresenta solo lui stesso”.
Circa due settimane fa, i Comitati di coordinamento locali degli attivisti anti-regime in patria avevano preso le distanze dal Consiglio nazionale siriano (Cns) dopo la rielezione ai vertici della piattaforma basata all’estero di Burhan Ghalioun.
Con la spaccatura dell’Esl si ripropone così la divisione tra interno ed esterno delle opposizioni, armate e non, al regime di Damasco. L’esterno – da più parti accusato, e quindi delegittimato, di ricevere forti sostegni economici e militari da Turchia, Paesi arabi del Golfo, Francia, Stati Uniti e Israele, perde sempre più il contatto con la realtà. Dell’interno. Che invece continua a esser sempre più solitario, ma autonomo. Nel bene e nel male.
Qui sotto il video dell’ultimatum lanciato ieri da Qassem Saad ad Din. “Da Rastan”, recita la didascalia.
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