Siria, La sottile linea rossa

(di Alberto Savioli). Lo scorso 30 novembre, all’indomani della strage di bambini nel campetto di gioco di Deir al ‘Assafir, scrissi un articolo documentato con filmati, sull’utilizzo di cluster bombs da parte del regime in varie zone del Paese.

Tuttavia il regime negava di utilizzarle e il ministro degli esteri russo Lavrov, a seguito della denuncia di Human Right Watch sull’uso delle cluster bombs di fabbricazione russa in Siria, si era così espresso: “Non c’è conferma di questo (…) la regione è ricca di armi, che vengono portate in Siria e negli altri Paesi in gran quantità e illegalmente”.

Se la strage di bambini di Deir al ‘Assafir operata con bombe a frammentazione provocò indignazione nell’opinione pubblica internazionale e articoli nei maggiori quotidiani, sull’uso ripetuto delle cluster bombs in villaggi e centri abitati da civili calò un velo di silenzio.

Negli ultimi sei mesi ci sono stati 156 attacchi documentati con bombe a grappolo in 119 località diverse della Siria (fonte HRW), che hanno causato feriti e morti tra i civili. Va ricordato inoltre che le cluster bombs assieme alle mine antiuomo, sono tra gli ordigni inesplosi che causano più feriti tra la popolazione civile nei periodi post bellici, anche perché i bambini non conoscendo i rischi raccolgono e toccano questi ordigni, un chiaro esempio è il video che proviene da Sarmeen, riprende un bambino che mostra alla telecamera una “bombetta” inesplosa.

Steve Gose, direttore della divisione delle armi di Human Rights Watch ha dichiarato: “La Siria sta aumentando incessantemente l’uso delle munizioni a grappolo, un’arma vietata, e i civili stanno pagando un prezzo altissimo con la vita e la pedrita degli arti”.

Tra agosto 2012 e metà febbraio 2013 almeno 119 località sono state colpite con cluster bombs, in particolare al Za’faraneh (Rastan), Abil (Homs), Binnish e Taftanaz (Idlib), Deir al ‘Assafir, Duma e  la Ghuta (Damasco), e Talbiseh (Homs) ripetutamente.

Queste informazioni derivano dalle indagini sul campo di HRW e dall’analisi preliminare di oltre 450 video. HRW ha documentato lo sgancio di munizioni a grappolo da parte di aerei ed elicotteri del regime, ma non c’è alcuna prova dell’uso delle stesse da parte di gruppi ribelli dell’opposizione.

Dal mese di ottobre Human Rights Watch ha cominciato a documentare sistematicamente e a conservare le prove video sull’uso di munizioni a grappolo, in cooperazione con il Brown Moses blog (Brown Moses è lo pseudonimo di Elliot Higgins, un blogger di Leicester che per primo ha documentato una partita di armi croate in mano ai ribelli). Questi dati, associati alle coordinate geografiche,  saranno resi disponibili in futuro in un formato compatibile con il sistema di gestione delle informazioni sulle mine dell’IMSMA (Information Management System for Mine Action).

Circa il 50% delle cluster bombs usate in Siria appartiene al tipo denominato RBK-250: sono state fabbricate in Unione Sovietica tra il 1970 e il 1980, ma non vi sono informazioni su quando siano state acquistate.

Complessivamente sono stati documentati i tipi di bombe a grappolo di fabbricazione russa RBK-250/275 che rilasciano delle bombe interne a fusto del tipo  AO-1SCh, PTAB 2.5M, e di recente  le RBK-500 che rilasciano bombette a palla del tipo ShOAB 0.5. Tutti questi ordigni devono essere sganciati ad alta quota, con aerei o elicotteri. Dal mese di gennaio ha fatto la sua comparsa anche un tipo di cluster bomb di fabbricazione egiziana, SAKR 122mm, che contiene bombolette anti-uomo e anti-veicolo. È il primo esempio di bomba a frammentazione lanciabile da terra tramite un razzo.

La maggior parte dei Paesi del mondo ha vietato l’uso delle cluster bombs con la Convenzione sulle munizioni a grappolo, entrata in vigore il 1 agosto 2010. Secondo l’articolo 21(2), i Paesi firmatari hanno l’obbligo di promuovere le norme stabilite dalla convenzione contro la proliferazione di cluster bombs e di scoraggiare le nazioni che non hanno aderito dall’uso delle stesse.

In accordo con l’articolo 21 della Convenzione, 14 Paesi hanno condannato il regime siriano per l’uso delle cluster bombs, tra cui l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Francia, la Germania, l’Irlanda, il Giappone, l’Olanda, la Nuova Zelanda, la Norvegia, il Portogallo, la Svizzera e il Regno Unito, mentre tale condanna non è avvenuta da parte degli Stati Uniti d’America e del Qatar, pur avendo aderito alla medesima Convenzione.

Dunque in questo momento gli Stati Uniti stanno disattendendo l’articolo 21 della Convenzione. Il limite ultimo e invalicabile, la linea rossa da non oltrepassare per l’America, sembra essere solo l’uso di armi chimiche.

Nel frattempo, in questi mesi il regime ha utilizzato abbondantemente le bombe a frammentazione e soprattutto bombe al fosforo bianco che hanno fatto un gran clamore quando sono state utilizzate dallo Stato israeliano a Gaza. Pochi ne hanno parlato in Italia, Obama non si è scandalizzato essendo considerate armi convenzionali e non chimiche, forse per non riaprire una ferita ancora non rimarginata, dal momento che questi ordigni erano stati utilizzati dagli stessi americani a Fallujah in Iraq nel 2004.

Successivamente, a Fallujah i tumori sono quadruplicati ed è aumentato considerevolmente il numero di deformazioni (11 volte superiore alla media) e malattie genetiche tra la popolazione.

Il fosforo bianco è un’arma legittima se utilizzata come arma fumogena per impedire la visibilità dei movimenti delle truppe, oppure come illuminazione notturna, ma non lo è se utilizzata come arma incendiaria sia contro i civili che contro i militari.

Qualora lo fosse, (e in Siria lo è) andrebbe considerata come un’arma chimica, e quindi bandita dalla Convenzione del 1997 dell’agenzia OPCW (organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) promossa dall’Onu, firmata anche dagli Stati Uniti, che considera tale “ogni elemento chimico usato contro l’uomo o gli animali che provoca loro danni o la morte a causa delle sue proprietà tossiche”.

Sulla base di questa convenzione, l’agente chimico fosforo bianco usato in modo massiccio in zone dove sono presenti civili, può essere considerato “arma chimica”. Eppure per Obama e per l’America la linea rossa da non valicare è un’altra. In questo modo si è permesso tutto questo, a Khanaser, a Marrat an Nu’man (Idlib), a Maslamiya (Aleppo), a Dar Kebira e a Talbiseh (Homs), a Kafr Nabbude e Murek (Hama),  ad al Maliha ed Erbeen (Damasco) a Deir ez Zor.

Il 18 marzo 2013 i Comitati di coordinamento locale hanno denunciato il regime di aver utilizzato armi chimiche nella città di Ateibeh nei pressi di Damasco, e un missile contenente sostanze chimiche è stato lanciato sul villaggio di Khan al Asal a sud-ovest di Aleppo.

In questo secondo caso i ribelli hanno accusato il regime, mentre il regime ha negato di aver usato armi chimiche condannando i ribelli, così come aveva fatto a suo tempo a proposito delle cluster bombs, negando di averle utilizzate.

Il ministro per l’informazione di Damasco, Omran al Zoabi ha accusato gli insorti e ha ribadito che se anche il regime “disponesse di armi chimiche vietate dal diritto internazionale… mai potrebbe farne uso… per ragioni morali, umanitarie e politiche”.

Il 20 marzo Barak Obama “tuonava” da Gerusalemme: “Dobbiamo essere sicuri di cosa sia accaduto esattamente, se la linea rossa sia stata effettivamente attraversata”, mentre il ministro dell’intelligence israeliana Yuval Steinitz poco prima, aveva affermato che “è chiaro” che sono state usate armi chimiche in Siria.

La linea rossa che l’America ha posto per intervenire contro il regime di Damasco, con il tempo si è spostata sempre più avanti. Alla fine il limite invalicabile è diventato l’uso di armi chimiche, che probabilmente gli Stati Uniti pensavano non sarebbe stato oltrepassato.

Se ciò fosse avvenuto l’America si troverebbe in grave imbarazzo, forse la linea rossa verrebbe ulteriormente spostata in avanti, non più l’uso di armi chimiche ma il loro uso massiccio sarebbe il limite da non oltrepassare.

Già da alcuni mesi dei video mostrerebbero civili (donne e bambini) e ribelli intossicatisfigurati da sostanze chimiche non identificabili.

La cartuccia trovata nella base militare di Hanano indicata con la sigla CART 38 MM Irritant – MK2 OS – LOT 8 – DATE 2012 (la voce del video parla di gas arrivato di recente con le navi russe attraccate in Siria), conterrebbe del “normale” gas CS anti-sommossa. In realtà la Convenzione di Parigi proibisce l’uso del CS in ogni scenario bellico, infatti, benché sia classificato come arma non letale sono stati dimostrati effetti tossici in casi di prolungata esposizione.

Il un altro video un medico siriano descrive la situazione di Outaiba (alla periferia di Damasco), che sarebbe stata colpita con sostanze chimiche (stando a quanto riportato). Fa esplicita richiesta di antidoti che contrastino l’effetto di armi chimiche e farmaci quali l’atropina e l’Obidoxime, usato per trattare i casi di intossicazione da gas nervino di tipo G e V come il Sarin.

Alcuni medici dell’ospedale Dar al Shifae a Tripoli in Libano che hanno in cura dei bambini siriani scappati da Homs, sostengono che le ferite delle piccole vittime siano il risultato di armi chimiche usate dal regime, parlano di ustioni, piaghe e vesciche comparse alcuni giorni dopo l’esposizione ai bombardamenti, associate a perdita di equilibrio, di memoria e dolori muscolari.

Un chirurgo francese dell’ospedale racconta: “È stato quando abbiamo visto arrivare donne e uomini… con sintomi di cui non capivamo niente… Poi, per esclusione, siamo arrivati alla conclusione di avere a che fare con feriti che portano addosso i sintomi dei bombardamenti con armi chimiche”. Bruciature sottocutanee che corrodono l’epidermide, vesciche, irritazioni della pelle, deformazioni fisiche, perdita di capelli, della memoria, cedimenti del sistema nervoso, dolori muscolari o ossei, malori, nausea, vomito, accessi febbrili, astenia, paralisi. Tutto il corpo che si sfascia, letteralmente.

Questi medici accusano alcune istituzioni occidentali di non aver voluto documentare a fondo i fatti. Un medico tossicologo dice: “Chiediamo alla comunità internazionale di riflettere bene. Di riprendere in considerazione le sue posizioni sull’uso di armi chimiche ormai evidente da parte del regime siriano… è ormai chiaro che queste armi sono state usate… noi abbiamo qui i pazienti, abbiamo i casi clinici, abbiamo le prove. Chiunque vorrà venire qui a vedere con i propri occhi sarà il benvenuto”.

Per questi medici e per le vittime siriane la linea rossa di Obama è già stata oltrepassata.