Siria, prigionieri in Israele di serie A e serie B

Ha scontato la sua pena di 27 anni di carcere inflittagli dalle autorità israeliane e ora torna a casa sulle Alture del Golan, occupate da 45 anni dallo Stato ebraico: si chiama Sidqi al Malqat (foto), ed è uno dei circa 20.000 drusi del Golan che rivendicano la loro appartenenza alla madre patria siriana e che hanno rifiutato la cittadinanza israeliana.

L’agenzia ufficiale siriana Sana riferisce oggi della scarcerazione di Malqat, nato nell’aprile del 1967, poche settimane prima dello scoppio della Guerra dei Sei giorni e della conseguente occupazione militare israeliana delle Alture, nel 1981 annesse allo Stato ebraico con una legge votata a maggioranza dalla Knesset.

Nell’ottobre scorso la Sana e gli altri media ufficiali siriani avevano però ignorato la scarcerazione di Wiam Ammasha, altro druso del Golan siriano occupato e in prigione dal 2005. In carcere Ammasha aveva cominciato uno sciopero della fame in segno di protesta per la repressione condotta dal regime di Damasco contro la rivolta, che allora manteneva ancora molti tratti pacifici. La sua liberazione non è mai stata celebrata dal governo siriano.

Malqat invece, arrestato nel 1985 con l’accusa di “resistenza all’occupazione” e condannato a 27 anni di carcere, è definito “un eroe” e “decano dei prigionieri arabi in Israele”. Titolo questo guadagnato solo dal 2008, quando nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah, un altro druso, ma libanese, Samir Quntar, fu liberato dopo 28 anni di carcere nonostante fosse stato condannato all’ergastolo.