Siria, quando lo shaykh scrive al Patriarca

Pubblichiamo la versione integrale, da noi tradotta in italiano, della lettera aperta scritta dallo shaykh sunnita, di origine damascena, Muhammad Abu al Huda al Yaqubi (foto a sinistra, biografia) al Patriarca siriano greco-cattolico (melchita) Gregorio III Lahham (biografia e suo appello dopo l’attentato di Damasco del 10 maggio 2012), nato a Daraya, sobborgo della capitale siriana.

La lettera è apparsa sul sito Sooryoon (Siriani) ed è datata 26 marzo 2011. Nonostante siano passati quasi due mesi dalla sua pubblicazione, crediamo sia ancora oggi attuale soprattutto alla luce delle recenti notizie relative alla sorte dei cristiani in alcune martoriate regioni del Paese.

A Sua Beatitudine Gregorio III Lahham, Patriarca greco-cattolico di Antiochia e di tutto l’Oriente. 

In nome di milioni di abitanti di Damasco, Homs, Aleppo, Hawran e di altre città siriane (mudun al Sham), Le rivolgo questo appello, invitandola a unirvi al popolo nella rivoluzione per liberare la patria dall’ingiustizia, la tirannia, le uccisioni e i crimini. 

Le riporto la condanna della gente al fatto che, come si è appreso, Lei ha pregato per il “presidente che si sacrifica” (il riferimento è all’appellativo della propaganda ufficiale al presidente Bashar al Asad. In questo articolo è riportato un passo di una predica di marzo di Gregorios III in cui prega, appunto, per il raìs, n.d.t.). Speravamo che nelle Sue preghiere pubbliche e intime ricordasse questo popolo sopraffatto che da cinquant’anni soffre a causa di questo regime. 

Speravamo di sentire da Lei ricordare i prigionieri delle carceri, che subiscono le peggiori torture. Speravamo di di sentirla ricordare le donne e i bambini trucidati nelle case. Insomma, speravamo di vederla schierata a fianco del popolo, di vederla compatire i sentimenti della gente, di vederla partecipe del dolore di tanti e della loro disgrazia. Che poi è il primo dovere di un uomo di fede. Noi ci dedichiamo con forza alle suppliche per gli oppressi, senza distinzione in base alle appartenenze. Perché per noi è un dovere sostenere l’oppresso quale che sia la sua fede. 

Nelle file dell’opposizione oggi ci sono numerosi pastori della Sua chiesa che si fermano di fronte le moschee e il venerdì pregano con i musulmani. Si espongono al rischio di arresto o di torture se partecipano a manifestazioni o se condannano i crimini commessi contro il popolo.

La situazione attuale è un’occasione che va colta per raggiungere una maggiore coesione e cooperazione tra i figli di questo Paese. I momenti di avversità dissipano il rancore, riuniscono le persone e avvicinano i cuori.

Sua Beatitudine Patriarca, ha parlato di “dialogo” e “riforme”, ma in quel che ha menzionato ho trovato solo gli appelli di coloro che, tra uomini di fede, giornalisti e politici, sostengono il regime. E’ davvero sorprendente che una persona intelligente come Lei si faccia ingannare da simili dicerie e falsità. 

Si può pensare che Lei, schierandosi col regime, voglia proteggere la comunità cristiana. Ma così facendo commette un errore storico, che avrà forse bisogno di secoli per essere riparato. Così facendo invece, Lei arreca danno non solo ai cristiani ma ad ogni cittadino, perché mina le basi della convivenza tra tutte le componenti del popolo. 

Il modo migliore per proteggere i cittadini quando una parte sopraffà l’altra è quello di seminare amore, pace, cooperazione, armonia tra i figli della patria. Questo non potrà accadere se una componente del popolo (la comunità cristiana, n.d.t.) non prende le distanze dalla persecuzione subita dal popolo. Su un sito Internet ho letto un commento di un lettore cristiano a una Sua predica: “Sono cristiano ma ho sospeso la mia appartenenza cristiana fino a nuovo ordine”. 

Si può pensare, Patriarca, che il regime protegga i cristiani. Ma anche qui Lei si sbaglia. Questo regime vi risucchia in una guerra che non è vostra. Voi non siete il regime e nessuna responsabilità di crimini pesa sulla vostra coscienza. Perché lo difende? E perché vi volete strappar via da questo tessuto sociale di cui fate parte?

E’ riconosciuta la vostra (dei cristiani, n.d.t.) lotta fianco a fianco dei leader di questa nazione per l’ottenimento dell’indipendenza e la fondazione dello Stato moderno. Venga e portiamo avanti questa lotta, per costruire lo Stato della giustizia e del diritto, lo Stato della prosperità e del progresso, lo Stato dell’amore e della pace, lontano dalle manifestazioni di dispotismo e tirannia, di ingiustizia e corruzione, di cattiveria e odio. 

La invitiamo alla rivoluzione contro l’ingiustizia. A disertare le file del regime e a unirsi a quelle del popolo.  La esortiamo a non schierarsi con l’oppressore e il carnefice. 

Sua Beatitudine Patriarca, Iddio l’Altissimo Le ha concesso la ragione e la saggezza che, se usate, Le evitano di mettere a rischio il sangue del popolo e di avventurarsi nel sostenere un regime ostile all’essere umano, alle religioni, alla Storia e alla civiltà.

La caduta del regime è un fatto ormai scontato e la Sua partecipazione a quest’azione non è per Lei solo un onore, ma anche una responsabilità che ricade sulle Sue spalle, e una fonte di gioia per tutti i cittadini. 

E’ il prezzo da pagare per la cittadinanza, perché partecipiamo delle sofferenze e delle speranze dei figli della nazione, schierandoci con loro e offrendo sostegno e cooperazione a chiunque viva con noi sul suolo patrio. 

Questo comunicato è stato per noi un dovere. Ci affidiamo a Dio Onnipotente.