A sei mesi esatti dall’inizio delle proteste anti-regime in Siria e della conseguente repressione che secondo gli attivisti ha causato la morte di circa 3.000 siriani, ci si prepara a un nuovo venerdi di proteste, il 29/mo della serie, che seguira’ un’altra giornata, quella di oggi, caratterizzata da rastrellamenti, arresti e altre vittime.
I Comitati di coordinamento locali, una delle piattaforme degli organizzatori del movimento, hanno reso noto che un giovane, Ahmad Hamdan, e’ stato ucciso a Zabadani, localita’ fuori Damasco, dal fuoco delle forze di sicurezza impegnate nell’arresto di massa di attivisti.
Un ragazzino di 13 anni, e’ stato ucciso invece, secondo testimoni oculari citati dalla tv panaraba al Arabiya, a Latakia, principale porto nel nord-ovest, dove sempre oggi sono state arrestate oltre 60 persone. Analoghi rastrellamenti sono stati compiuti a Madaya e Harasta, sobborghi della capitale e roccaforti delle proteste.
A Harasta alcuni giovani sarebbero rimasti feriti. I Comitati confermano inoltre quanto riferito dalla tv panaraba al Arabiya, secondo cui anche oggi sono continuate le operazioni militari nella regione nord-occidentale di Jabal Zawiya, al ridosso del confine con la Turchia. Le fonti precisano che le localita’ sono da ieri isolate e private degli essenziali servizi: senza luce, linee telefoniche e acqua.I militari e le forze di sicurezza hanno concentrato oggi le operazioni a Binnish, Rasha, Shahshibo nel sud di Jabal Zawiya, e nei villaggi Halwie e Kfar Wid.
Per domani, gli attivisti hanno indetto sui social network proteste con lo slogan: “Fino alla caduta del regime!”. L’agenzia ufficiale Sana dal canto suo riferisce che anche oggi sono proseguite nelle principali citta’ del Paese le sessioni del “dialogo nazionale tra tutte le componenti della societa’ siriana”, e riporta le confessioni di due presunti membri di cellule terroristiche, “coinvolti nel complotto straniero contro il Paese”.
Sempre oggi, 15 settembre, è stata annunciata a Istanbul, in Turchia, la formazione del Consiglio nazionale siriano, piattaforma di oppositori e dissidenti in patria e all’estero, che si prefigge di “guidare il Paese nella fase che seguirà alla caduta del regime” del presidente Bashar al Asad. Durante una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv panaraba al Arabiya, Bassma Qudmani, portavoce del Consiglio nazionale, ha precisato che la nuova piattaforma è stata creata su volontà “dei giovani manifestanti in Siria e delle formazioni politiche in patria e all’estero”.
“Dopo un lungo periodo di consultazioni – ha aggiunto la Qudmani – annunciamo la creazione del Consiglio nazionale, le cui porte rimangono aperte per chiunque voglia unirsi nel nome della nascita di uno Stato civile (non religioso né militare), basata sul pluralismo democratico, libertà e giustizia sociale”.
A fine agosto da Ankara alcuni giovani attivisti in esilio avevano annunciato la nascita di un Consiglio nazionale di transizione, presieduto da Burhan Ghalioun, sociologo alla Sorbona di Parigi e noto oppositore. Ghalioun, che aveva detto di non esser stato consultato dai promotori dell’iniziativa, ha comunque cominciato un tour regionale di consultazioni con le altre forze del dissenso. La Qudmani non ha però oggi fatto il nome di Ghalioun come membri del direttivo del Consiglio nazionale. Stiamo a vedere…
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