(di Alberto Savioli). Il Ministero della Cultura siriano tramite la Direzione delle Antichità e dei Musei di Siria (DGAM) è riuscito a intercettare un manufatto siriano (foto) probabilmente proveniente da scavi clandestini e messo in vendita alla casa d’aste londinese Bonhams il 3 aprile scorso.
L’operazione è avvenuta a seguito di una serie di misure adottate dalla DGAM e dall’Interpol siriana in collaborazione con l’UNESCO, con la Fondazione Culturale Saadeh in Libano e con il professor Hartmut Kühne che alla fine degli anni ’70 ha diretto gli scavi tedeschi nel sito di Tell Sheikh Hamad da cui proviene la stele.
Il sito di Tell Sheikh Hamad si trova nella parte orientale della Siria, 90 km a nord di Deir ez Zor sulla sponda del fiume Khabur, un affluente dell’Eufrate. Il sito corrisponde all’antica città assira di Dur Katlimmu, che prese il nome di Magdalu, dopo la caduta dell’impero assiro avvenuta alla fine del VII secolo a.C.
Il manufatto all’asta comprende i due terzi inferiori di una stele di basalto a sezione rettangolare risalente al periodo neo-assiro. La parte superiore è stata scoperta dall’archeologo iracheno Hormuzd Rassam nel 1879 a Tell Sheikh Hamad, dopo segnalazioni della sua esistenza da parte di diversi viaggiatori arabi ed è ora conservata al British Museum di Londra.
Rassam – come indicano delle note che ha lasciato – non è riuscito a individuare la parte inferiore della stele, così come non ci è riuscito l’archeologo tedesco Kühne che ha lavorato sul sito dal 1975.
Secondo quanto si legge sul sito della DGAM questa parte è stata sottratta illegalmente dalla Siria per mezzo di scavi illegali eseguiti sul sito di Tell Sheikh Hamad e poi contrabbandata all’estero; l’oggetto dovrà essere restituito al legittimo proprietario, ossia alle Antichità siriane.
Tuttavia da quanto scritto sul sito della casa d’aste, la stele, che stava per essere venduta con una base d’asta di 1/1,3 milioni di dollari, era di provenienza privata (Ginevra, Svizzera), donata da padre a figlio nel 1960.
Le ipotesi possono essere solo due: 1) la parte di stele venduta da Bonhams proviene da scavi clandestini effettuati tra i lavori dell’archeologo iracheno Rassam nel 1879 e quelli del prof. Kühne nel 1975; 2) oppure si tratta di scavi illegali effettuati durante queste tre anni di conflitto siriano.
In entrambi i casi dunque si tratta di materiale illegale.
La parte inferiore del manufatto mostra le gambe e la lunga veste a balze del sovrano assiro Adad Ninari III (805-797 a.C.) raffigurato di profilo dalla vita in giù, vi è inoltre una parte di iscrizione assira in scrittura cuneiforme che narra dei materiali utilizzati nella costruzione del tempio del dio Salmanu: “… nella città di Arwad in mezzo al mare. Sono salito sul Monte Libano. Ho tagliato forti tronchi di cedro. A quel tempo, ho messo quei cedri dal Monte Libano, nel cancello del tempio del dio Salmanu, mio signore. L’antico tempio, che Salmanu – asared (Salmaneser I), il mio antenato, aveva costruito, era diventata fatiscente e io, in un momento di ispirazione, ho ricostruito il suo tempio dalle fondamenta ai parapetti. Ho rimesso le travi del tetto in cedro del Monte Libano…”.
Altre venticinque righe di iscrizione si trovano sul lato della stele.
La stele al completo con le due parti frammentarie misura 2,1 metri e rappresenta il sovrano in posizione di adorazione di fronte ai simboli divini, il disco solare alato di Shamash, la stella di Ishtar (Venere) dea delle passioni umane in amore e in guerra e il fulmine del dio della tempesta Adad. La mano destra è alzata in un gesto di adorazione mentre nella mano sinistra tiene una mazza.
Monumenti di questo tipo venivano eretti all’interno e fuori dai templi, la loro presenza era un’affermazione della potenza assira e avevano lo scopo di intimidire i delegati stranieri, con immagini che contengono le raffigurazioni dell’inarrestabile impero assiro.
In un recente articolo apparso su L’Indro dichiaravo profeticamente:
“Molti di questi reperti stanno arrivando in Libano e in Turchia, l’Interpol è allertata, vi sono siti internet appositi in cui è possibile vedere una lista di oggetti scomparsi, questa serve alle case d’asta e ai collezionisti per non comperare oggetti provenienti da scavi clandestini. Una situazione analoga si era registrata per gli oggetti rubati in Iraq, dopo qualche anno di latenza vengono ‘ripuliti’ attraverso collezioni private per poi comparire sul mercato legale”.
E ancora “Non si può chiedere una presa di coscienza da parte di chi ruba o distrugge il patrimonio storico, artistico e archeologico, e nemmeno da chi compera coscientemente materiale illegale. Quello che, però, si potrebbe fare a livello internazionale, potrebbe essere uno stretto controllo sui materiali di provenienza vicino-orientale che cominceranno a comparire sul mercato nei prossimi anni”.
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