
"Un peacekeeper è sempre ottimista", dice Himmish parafrasando Baden Powell...
A sei osservatori Onu disarmati, ai quali si aggiungeranno altri 24 berretti blu, è affidato l’arduo compito di monitorare almeno per i prossimi giorni un cessate il fuoco entrato in vigore solo sulla carta: da giovedì ad oggi gli attivisti anti-regime hanno documentato l’uccisione di 128 persone mentre il governo siriano ha denunciato l’escalation di violenza da parte dei terroristi.
“Ci dobbiamo organizzare per esser pronti alla nostra missione il prima possibile”, ha dichiarato stamani il colonnello marocchino Ahmad Himmish, appena uscito dal super-controllato Hotel Sheraton di Damasco dove alloggiano i membri dell'”avanguardia tecnica” degli osservatori.
La risoluzione n.2042 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – la prima votata da quando è scoppiata la rivolta in Siria repressa nel sangue con un bilancio di oltre 11.000 uccisi – stabilisce che da qui a giugno la missione di osservatori non supererà le 250 unità.
Il colonnello Hammish, che guida l’avanguardia, e i suoi cinque colleghi dovranno trovare una sede dove allestire il quartiere generale della missione. Il governo di Damasco ha già fatto sapere che “per ragioni di sicurezza” e per “assicurare l’incolumità” dei militari Onu i movimenti degli osservatori dovranno esser concordati in anticipo.
Oppositori e attivisti denunciano il fatto che il regime, “quando parla di coordinamento dei movimenti intende controllo dei movimenti”. “Come possono assicurare l’incolumità degli osservatori se non sono in grado di assicurare l’incolumità dei manifestanti pacifici?”, si chiede retorico Ahmad Ramadan, membro del Consiglio nazionale siriano, principale piattaforma di oppositori all’estero con rappresentanti in patria.
Interpellato dal quotidiano panarabo Asharq al Awsat, Ramadan ha aggiunto: “Sulla scorta dell’esperienza maturata durante la missione degli osservatori della Lega Araba (lo scorso gennaio), il regime ha dato vita a una sezione speciale dei servizi di sicurezza incaricata di controllare l’operato degli osservatori e di sviarne il lavoro”.
L’agenzia ufficiale Sana – che oggi ha dato conto della visita ufficiale in Cina del ministro degli esteri Walid al Muallim – ha risposto affermando che la Siria ha approvato questa missione “perché non ha nulla da nascondere e perché spera che gli osservatori trasmetteranno l’immagine reale di quel che succede sul terreno”.
Intanto, sulla neonata missione Onu pesa la questione relativa al ruolo del generale norvegese Robert Mood, all’inizio di aprile incaricato dall’inviato speciale Kofi Annan di compiere una valutazione in vista dell’invio della missione.
Giovedì scorso, 48 ore prima della votazione al Consiglio di sicurezza, Mood aveva consegnato il suo rapporto ad Annan, frutto di un viaggio a Damasco dal 5 al 10 aprile, e aveva quindi fatto ritorno a Oslo.
Da Ginevra hanno assicurato oggi che Mood “è tornato in Norvegia a missione conclusa”. L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Churkin ha però accusato il generale norvegese di “protagonismo” e la tv panaraba al Arabiya ha oggi parlato di “dimissioni di Mood”, senza precisarne la ragione. Dall’ufficio di Annan assicurano comunque il comandante della missione di osservatori sarà indicato dal segretario generale dell’Oni Ban ki-moon “a tempo debito”.
I Comitati di coordinamento locali degli attivisti hanno intanto riferito dell’uccisione di 30 persone, tra cui due minori, due donne e due disertori, dalle forze governative in varie località del Paese.
Nella regione di Idlib si è registrato il bilancio più sanguinoso, con dieci uccisi. In mattinata erano proseguiti intensi i bombardamenti dell’artiglieria governativa su Homs, in particolare sui quartieri di Khaldiye e Bayada, mentre nella regione di Hama e in quella di Daraa si erano verificate incursioni dell’esercito con arresti indiscriminati. Violazioni in parte denunciate oggi a Ginevra dalla Commissione d’inchiesta attivata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu.
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