Ucciso giornalista francese a Homs, qualche domanda

Gilles Jacquier, ucciso a Homs l'11 gennaio 2012Un giornalista francese, Gilles Jacquier, reporter di France 2 (foto), è stato ucciso oggi a Homs da un’esplosione nel quartiere alawita di Akrama. E’ il primo giornalista occidentale a perdere la vita in Siria dall’inizio della repressione delle proteste anti-governative.

Si era salvato a Gaza, in Afghanistan, in Iraq, in Libia. E’ caduto in Siria. Un suo collega olandese – Steven Wassenaar, freelance – è stato lievemente ferito a un occhio (inizialmente si era parlato di un belga). Altri sette siriani – riferisce la tv ad Duniya vicina al regime – sono stati uccisi.

Come riferisce un fotografo dell’Afp, testimone dell’accaduto, i giornalisti facevano parte di un tour organizzato dalle autorità nella terza città del Paese ed epicentro della repressione e della conseguente rivolta. Erano intenti a seguire un corteo di lealisti quando il gruppo è stato colpito da proiettili di mortaio. Il fatto stimola qualche domanda a caldo.

1) Chi ha la possibilità di usare mortai in Siria?

a) Se sono i disertori o, per dirla con i complottisti, i salafiti-infiltrati-terroristi-sionisti, allora è una davvero una notizia. Significa che è in atto un’escalation militare. Finora, i disertori, e i civili che si uniscono a loro, hanno dato prova di usare fucili automatici e lancia granate. A Jabal Zawiya (Idlib) hanno detto di esser riusciti a portare un lancia razzi anti-carro. Ma dei mortai finora non se ne sapeva nulla.

b) Se non sono i disertori, allora è il regime. Perché i marziani ancora non si sono manifestati.

2) Se sono stati i disertori con i mortai nuovi di zecca – arrivatigli dai francesi-turchi-Nato-Israele, ancora con la plastica e le targhette – perché puntare su un quartiere lealista?

a) Perché, diranno alcuni, in quanto cattivoni, non vedono l’ora di sterminare i loro nemici, gli alawiti vittime del complotto. Per caso, in quel momento, c’erano anche due giornalisti occidentali. Ma, nella retorica del regime, i giornalisti occidentali non sono servi del complotto? Da una parte gli agenti del complotto vengono descritti come molto scaltri, dall’altra – se è vero che per errore hanno ucciso un loro complice – il reporter – si mostrano come degli arruffoni.

Se è stato il regime, perché sparare contro un quartiere lealista rischiando di uccidere – come poi è avvenuto – propri sostenitori e dei giornalisti stranieri?

a) Per dimostrare, diranno altri, che Homs è pericolosa ed è bene non avvicinarsi alla città. Osservatori e giornalisti accreditati sono ora avvertiti. Per attribuire l’attacco ai terroristi che impediscono il libero accesso agli operatori dell’informazione, liberamente accolti dalle autorità di Damasco.

3) Perché gli agenti del complotto attaccano siriani civili (Damasco, 6 gennaio) quando dovrebbero cercare di raccogliere consenso interno? E attaccano gli osservatori arabi (11 di loro sono stati feriti a Latakia e Homs il 9 gennaio), quando dovrebbero cercare di convincerli della bontà della loro causa? E attaccano i giornalisti occidentali, quando dovrebbero invece averli alleati per ricevere il sostegno internazionale?

4) Perché la prima volta che i terroristi-cattivoni attaccano un corteo lealista, lo fanno proprio quando c’è un giornalista occidentale?

5) Perché il regime organizza tour per giornalisti solo nei quartieri lealisti a maggioranza alawiti (circostanza confermata da almeno quattro colleghi autorevoli che hanno partecipato a questi viaggi)?

a) Perché, diranno alcuni, gli altri quartieri sono troppo pericolosi e le autorità siriane, responsabili, tengono all’incolumità dei loro ospiti. Per ragioni di sicurezza insomma.

b) Perché, diranno invece altri, il regime non vuole mostrare l’altra faccia di Homs. Quella in rivolta contro il governo e quella assediata e bombardata dall’artiglieria lealista.

Rileviamo intanto che a circa un’ora e mezzo dalla diffusione delle prime notizie dell’uccisione di un giornalista a Homs, gli attivisti non hanno ancora pubblicato nessun video amatoriale su Internet. “Perché Akrama è una zona che ci è preclusa, nessuno può entrare se non i lealisti”, mi hanno detto per telefono due abitanti di Homs raggiunti telefonicamente e residenti nei quartieri a maggioranza sunniti.

Tempestiva è stata invece la tv al Duniya, che non in questi dieci mesi ha dimostrato tempestività – come del resto la Sana e la tv di Stato – solo in caso di attacchi attribuiti ad al Qaida, ai salafiti, ai terroristi.

Aspettiamo vostre domande ed eventuali risposte. Nell’attesa, un omaggio a Gilles Jacquier, vincitore tra l’altro del premio Ilaria Alpi 2011 come miglior reportage internazionale per il suo Tunisie, la révolution en marche.