Un pugno di salafiti tiene in scacco la Siria

Sette salafiti dalla Giordania. Cinque tunisini dalla Tunisia passati dalla Turchia. Due fondamentalisti di Fath al Islam dal Libano. Sono in tutto 14 i cattivoni barbuti che nelle ultime settimane sono penetrati o hanno tentato di penetrare nella Siria in rivolta.

E’ il conteggio fatto stando alle notizie raccolte negli ultimi dieci giorni leggendo la stampa araba e internazionale. Il quotidiano panarabo al Sharq al Awsat ha riferito il 22 aprile scorso della richiesta avanzata al ministero degli esteri di Tunisi da parte delle famiglie di tre tunisini uccisi in Siria.

La tv di Stato siriana aveva riferito nei giorni scorsi di “decine” di tunisini uccisi a Homs, nel quartiere di Dayr Baalba. Finora però nessuno ha mostrato le salme di questi tunisini “terroristi”.

L’unica conferma della presenza di tre tunisini arriva dalle famiglie dei tre uccisi, tutti provenienti da Benguerdan (بن قردان), località al confine con la Libia. I tre si erano recati in Siria passando per la Turchia, dove erano arrivati ufficialmente come turisti. Lo scorso 14 maggio 2012, la Reuters dedicava questa storia ai tunisini di Benguerdan.

Il 17 aprile 2012, il quotidiano giordano al Ghad aveva pubblicato un’intervista con un leader salafita locale, Muhammad Shalabi anche noto come “Abu Sayyaf” che aveva riferito dell’arresto di sette salafiti da parte delle autorità di Amman al confine con la Siria. Cercavano di entrare nel Paese per “far vincere la rivoluzione”.

Dal Libano, i cattivoni che tentano di entrare in Siria sono quelli con l’etichetta di Fath al Islam, gruppo indicato come autore di alcuni attentati dal 2006 al 2008 e ancor più conosciuto per esser stato combattuto nell’estate 2007 all’interno del campo profughi palestinese di Nahr al Bared, nei pressi di Tripoli nel nord del Paese.

Secondo il The Daily Star di Beirut, due membri di Fath al Islam sono stati uccisi recentemente in Siria. Entrambi si sarebbero uniti all’Esercito libero dei disertori (Esl) che combattono contro i governativi di Damasco. Uno sarebbe stato ucciso da questi ultimi, mentre l’altro sarebbe stato ucciso dagli stessi membri dell’Esl perché sorpreso a rubare i soldi.

Stando a quanto emerso dunque un pugno di salafiti (tre dalla Tunisia, due dal Libano) è riuscito per settimane a tenere aperto il fronte che oppone i terroristi pagati da Israele, Arabia Saudita, Qatar e Turchia e l’esercito governativo di Damasco. Che si difende dal complotto straniero...