A Tripoli, la retrovia della resistenza anti-Assad

Attivisti siriani nella clinica di Zahra, Tripoli, 14 marzo 2012(di Lorenzo Trombetta, ANSA) Un coro quasi unanime di chi non crede più al Consiglio nazionale siriano (Cns) e di chi rifiuta i soldi e le promesse dei Fratelli Musulmani si leva da Tripoli, porto del nord del Libano e cuore ormai delle retrovie della resistenza al regime di Bashar al Assad a un anno dall’inizio delle proteste e della repressione.

Nel giorno in cui tre influenti membri del Cns hanno formalizzato la loro uscita dalla piattaforma, per un terzo controllata dalla Fratellanza Musulmana ma di cui fanno parte anche esponenti delle correnti liberale, laica e rappresentanti dei Comitati di coordinamento in patria, si dicono sempre più scettici sull’efficacia del Consiglio nazionale i disertori feriti ricoverati nell’ospedale al Zahra di Tripoli, i medici volontari che vi lavorano e gli attivisti che coordinano i soccorsi e l’invio di medicinali e armi.

“Il Cns non ci rappresenta perché finora hanno fatto ben poco per proteggere i civili che ogni giorno sono sotto il fuoco delle forze di Assad”, dice senza esitare Riyad, 22 anni, pseudonimo di un membro dell’Esercito libero (Esl), originario di Homs, unitosi alla resistenza nei mesi scorsi dopo aver disertato a giugno. Mostra la ferita al gomito sinistro: “Un cecchino a Bab Amro”, afferma parlando con l’ANSA ricordando quando è stato colpito nel martoriato quartiere di Homs.

La clinica, che sorge sulla collina di Abu Samra, alla periferia di Tripoli, all’interno di un complesso gestito dell’Ong locale Dar al Zahra, proprietaria d’un orfanotrofio e d’un istituto superiore alberghiero, è stata interamente attrezzata fra novembre e dicembre dall’Ente generale per il soccorso siriano (Hcfsr), piattaforma anti-regime che si occupa di gestire gli aiuti umanitari entro e fuori la Siria.

Abu Raed, avvocato di Tellkalalh, è direttore della clinica ed è il riferimento per medici, infermieri, feriti e attivisti che fanno la spola tra Tripoli e le frontiere: “Siamo musulmani ma non ci fidiamo dei Fratelli musulmani”. Il direttore della clinica Zahra, dove sono ospitati circa 60 feriti, per lo più militari disertori, dice di sapere “con certezza che a Banias e a Qseir (vicino a Homs) rappresentanti dei Fratelli musulmani, collegati al Cns, si sono presentati di recente alla cittadinanza, promettendo soldi per comprare armi e medicine in cambio di sostegno politico.

Abu Raed, fuori dalla clinica Zahra che gestisce a TripoliDopo un anno di rivoluzione vogliono prendere in mano le briglie del movimento ma non glielo consentiremo”. Ieri sera Haitham al-Maleh, Kamal Labwani e Catherine al-Talli, tre dissidenti storici siriani e membri del Consiglio nazionale hanno annunciato le loro dimissioni a causa di “divergenze” e per “l’inefficacia” del Cns. E’ d’accordo Abbud, di Bab Sbaa, altro martoriato quartiere di Homs “circondato dalle forze di Assad” e che “a breve sarà colpito come Bab Amro”.

Abbud non è ferito. E’ scappato da Homs e ora è nello staff di Abu Raed. “Né il Cns né i fratelli musulmani… Questa non è la loro rivoluzione, è la rivoluzione dei siriani che… chiedono dignità e non discriminazione su base confessionale”. Fuori dalla clinica si torna nel centro di Tripoli. In una casa del corso incontro Osama Kleib, primo membro del Cns operativo a poche decine di chilometri dalla Siria a rilasciare un’intervista alla stampa fornendo le sue vere generalità.

Anche Kleib è originario di Tellkalakh ed è stato eletto come indipendente nel Consiglio dai delegati della regione di Homs. “Non è vero che il Cns è inefficace e che va sciolto”, afferma. “E non credo che le dimissioni risolvano qualcosa e aiutino il popolo siriano”. Kleib ammette di esser scettico sui vertici del Consiglio, ma difende il suo ruolo di membro della Commissione del soccorso, “il dipartimento più attivo di tutto il Cns”.

Quest’ufficio, di cui fanno parte 40 membri, si occupa di coordinare l’ingresso di medicinali e armi in Siria. “Nessuno ci regala armi. Le paghiamo con le collette che organizziamo tra gli imprenditori siriani all’estero e in patria”. Kleib mi lascia fotografare uno scatolone pieno di medicinali pronto a essere inviato oltre frontiera, ma né lui né Abu Raed sono disposti a mostrare i carichi di fucili automatici e lancia razzi “acquistati dai contrabbandieri libanesi” e in attesa di passare in segreto il confine. (ANSA, 14 marzo 2012).