Ali Ferzat sull’attacco a Charlie Hebdo

di Ali FerzatAli Ferzat, il celebre caricaturista siriano, nell’agosto del 2011 è stato brutalmente pestato a Damasco a causa delle sue vignette critiche del presidente Bashar al Asad. Ad altri fumettisti è andata forse peggio: uccisi, costretti all’esilio, finiti in prigione e i più sfortunati – Akram Raslan, ne è un esempio – mai più ritornati.

Ferzat ha pubblicato oggi un suo commento sull’attacco terroristico del 7 gennaio al settimanale francese Charlie Hebdo che vi proponiamo di seguito nella nostra traduzione.

(Ali Ferzat, per al-Arab). L’attacco criminale alla rivista satirica francese Charlie Hebdo ha unito il mondo che si è risvegliato dal suo torpore, dopo aver lasciato che focolai del terrorismo si diffondessero e propagassero, in virtù del silenzio di fronte alla tirannia in Medio Oriente.
Se il mondo fosse intervenuto a fermare il regime dittatoriale di Asad, organizzazioni estremiste che fanno appello all’Islam, non sarebbero comparse. L’Islam e i musulmani non hanno colpa di tutto quest’orrore, di questa brutalità e ignoranza, il loro è un messaggio di luce e di amore, non un messaggio di morte.

L’assassino è uno solo: chi ha attaccato i vignettisti di Charlie Hebdo è lo stesso che non smette di uccidere esseri umani, distruggere il Paese e dare fuoco alla cultura e alle idee sul suolo siriano e nel cielo della Siria, da cui piovono missili, barili esplosivi, gas tossici e sostanze chimiche sugli innocenti.
L’assassino dei vignettisti di Charlie Hebdo è lo stesso che mi ha rotto le dita, le braccia e le costole e che ha provato a uccidermi nel centro di Damasco perché io l’ho sfidato con una matita in nome della libertà del mio popolo.

Mi unisco agli uomini liberi del mondo che hanno rispetto dei valori della civiltà e dell’umanità e dei grandi traguardi raggiunti nel corso della storia. Il loro dolore è per tutte le persone che sono morte a Parigi nella sede di Charlie Hebdo, e a Damasco, a Homs, a Dayr al Zor, ad Aleppo, a Daraa e a Hama. Mi unisco a loro nell’insistere sulla libertà e nel lottare e fare sacrifici per essa, perché non c’è niente di più grande della libertà degli esseri umani, delle idee e delle nazioni. (al-Arab, 13 gennaio 2015).