Tre principali piattaforme dell’attivismo siriano non violento hanno denunciato oggi i crescenti sequestri e arresti arbitrari di attivisti da parte di uomini armati in zone controllate dai ribelli.
L’appello è firmato dal Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), dai Comitati di coordinamento locali (Lcc) e dal Raggruppamento dei sostenitori della rivoluzione siriana.
È stato pubblicato ieri dopo quanto è accaduto nella città di Saraqeb, nella regione nord-ocidentale di Idlib, quando un gruppo composto da 15 uomini armati e con il volto coperto, ha attaccato l’ufficio mediatico della città.
Questi uomini hanno malmenato l’attivista Manhal Barish e hanno rapito il giornalista polacco Marcin Suder (foto in basso) che si trovava lì per insegnare agli attivisti tecniche per condurre reportage fotografici in zone di guerra. Hanno portato via dall’ufficio i computer portatili, le macchine fotografiche e i soldi e distrutto tutto il resto, in base alle testimonianze di attivisti locali.
Questo è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo, dopo una serie di rapimenti e arresti di molti attivisti e persone comuni in diverse zone della Siria. Il 20 luglio scorso erano stati rapiti nella regione di Raqqa gli attivisti Firas Haj Saleh e Ibrahim al Ghazi. Qualche giorno fa il gruppo dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante ha arrestato i membri del Consiglio locale della città di Tell Abyad, che poi sono stati tutti rilasciati, ad eccezione degli attivisti Ahmad al Haj Saleh e Ahmad al Hamdo.
Le organizzazioni promotrici dell’appello condannano con la massima fermezza quanto accaduto nella città di Saraqeb, a Raqqa, nella zona di Tell Abyad e in altre zone liberate. Definiscono questi uomini armati autori dei recenti crimini come “estranei alla rivoluzione” e li accusano di volerne modificare gli obiettivi e deviare il percorso. I firmatari dell’appello chiedono la liberazione di tutti gli attivisti e chiedono a tutti i consigli militari di mettere fine a queste violenze. Inoltre invitano tutte le iniziative civili a condannare compatte questi atteggiamenti per riaffermare i principi di “libertà, dignità e giustizia”.
L’appello è aperto a tutte le persone e le organizzazioni che vogliono firmarlo.
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