Asad, ricostruzione comincerà presto

Bashar al Asad durante il discorso di insediamento, 17 luglio 2014 (AFP)

(di Lorenzo Trombetta, Ansa). Lotta al terrorismo, dialogo e ricostruzione: sono queste le priorità elencate oggi dal presidente siriano Bashar al Asad che sul Corano, il libro sacro dell’Islam, ha giurato di assicurare tra l’altro “libertà e giustizia sociale” alla Siria, che per il terzo mandato consecutivo si appresta a guidare per i prossimi sette anni.

Un Asad “vittorioso”, acclamato da circa migliaia tra deputati, ministri, personalità religiose e famiglie di “martiri” nell’inedita cornice del “Palazzo del Popolo” sulle colline che sovrastano Damasco, ha tenuto un discorso di circa un’ora e mezza in cui ha ribadito le posizioni del regime circa la rivolta in corso da oltre tre anni e trasformatasi in guerra regionale con forte connotazioni confessionali.

“La fermezza del popolo siriano ha ufficialmente annunciato la morte di quella che hanno chiamato la primavera araba…”, ha detto Asad deridendo le centinaia di migliaia di siriani che nel 2011 sono scesi in piazza sfidando la dura repressione militare. Siete voi – ha detto – che avete compiuto la vera rivoluzione. Sono gli elettori, ha proseguito il 48enne raìs, che il 3 giugno scorso sono accorsi a milioni alle urne che hanno compiuto la rivoluzione e hanno spazzato via “il terrorismo”.

Le consultazioni di giugno si sono svolte solo nelle zone controllate dal regime e sono state definite “una farsa” non solo dalle opposizioni in esilio e in patria ma anche dagli osservatori locali. Assad ha ricevuto l’88,97 per cento dei voti in elezioni per la prima volta dopo mezzo secolo aperte a più candidati. “Il nostro valoroso esercito continuerà a combattere il terrorismo in ogni angolo della Siria”, ha detto Asad rivolgendosi anche a “chi è stato fuorviato e ha imbracciato le armi contro la Stato: arrendetevi e consegnate le armi”.

Il presidente, ha poi assicurato che le forze lealiste, guidate da consiglieri militari russi e ufficiali iraniani, e sostenute da jihadisti sciiti iracheni e libanesi accanto a milizie di ausiliari locali, faranno tornare “Aleppo una zona sicura” e “libereranno Raqqa dal terrorismo”.

Nel suo discorso Assad non ha dimenticato di ringraziare la Russia, l’Iran e gli Hezbollah. Poco dopo la fine del discorso di Asad, alcuni mortai sono caduti su quartieri della capitale, sparati da insorti che assediano Damasco. Secondo l’agenzia ufficiale Sana, quattro sono i civili uccisi e oltre 30 i feriti. Per tutta la mattinata aerei ed elicotteri militari hanno sorvolato Damasco e fino all’ultimo minuto non è stato reso pubblico il luogo dove Assad avrebbe tenuto il discorso di insediamento, da decenni tenuto nel Parlamento nel centro della capitale.

Accanto ai soliti punti fermi della retorica assadista (complotto sionista-occidentale; attacco al premier turco Recep Erdogan; “tradimento dei fratelli arabi” che “esportano solo estremismo e non certo democrazia”), Asad ha evocato la necessità di ricominciare a ricostruire le zone della Siria “distrutte dai terroristi”: “la ricostruzione comincerà presto, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo”.

Quindi la centralità del “dialogo con tutte le componenti della società siriana”, ma non con quelle che “non hanno i valori patriottici”, ovvero quegli oppositori da anni o decenni costretti all’esilio dalle persecuzioni dello stesso regime o quegli altri oppositori rimasti in patria ma ridotti quasi al silenzio. (Ansa, 16 luglio 2014)