Qui di seguito la nostra traduzione dall’arabo della lettera aperta rivolta al popolo egiziano da Mu’taz Murad, membro del consiglio locale di Daraya, sobborgo a sud di Damasco da più di un anno sotto assedio da parte delle forze fedeli a Bashar al Asad.
Daraya era stata sin dalla metà degli anni ’90 un fulcro del movimento non violento espressione del dissenso alle politiche del regime, pubblicamente solidale con i palestinesi violati dagli israeliani (massacro di Jenin del 2002) e dagli iracheni occupati dagli anglo-americani (dal 2003).
Questo attivismo spontaneo e non allineato è stato però sempre represso con la forza dal regime, solo sulla carta sostenitore dei diritti dei palestinesi e degli iracheni.
A lungo poi, durante la rivolta pacifica scoppiata nel 2011, gli attivisti di Daraya hanno rappresentato un’avanguardia e un modello dell’attivismo pacifico siriano. Tra loro ricordiamo Yahiya Sharbaji, finito in prigione nell’autunno 2011 e le cui sorti sono da troppo tempo sconosciute.
La lettera di Mu’taz Murad ci ricorda che, al di là dei calcoli geopolitici e dei grandi interessi internazionali, c’è un filo che unisce da oltre due anni le mobilitazioni di milioni di persone a sud e a sud-est delle nostre coste mediterranee.
Grandioso popolo egiziano, stai attento a non farti trascinare verso la violenza.
Egiziani, non ripetete anche voi lo scenario della Siria o dell’Algeria. Proseguite con le vostre manifestazioni pacifiche. Uscite fuori dal sottosuolo e fate girare tutto il mondo attorno alla grandezza della vostra fermezza e perseveranza.
Se anche uccidessero centomila o duecentomila persone, voi alla fine vincerete. La cosa più importante è che proteggiate il vostro Egitto e non diventiate sfollati che mendicano alle porte dei Paesi vicini e delle organizzazioni internazionali.
Imbracciare le armi significa distruzione completa e fuga forzata. Significa giocare nei campi di eserciti in cui ci sono tanti shabbiha e baltaghiye, pronti a uccidere e a continuare a uccidere pur di preservare i loro interessi e la loro posizione a capo della piramide.
Imbracciare le armi significa che diventerete schiavi di chi ve le ha date. La rivoluzione siriana ha dimostrato che la maggior parte di questi sostenitori perseguono solo i propri interessi, e hanno a cuore solamente i propri progetti privati.
Perseverate nel vostro pacifismo. E ogni giorno alle vostre proteste si unirà qualcuno che vi sosterrà e abbandonerà questo regime empio. Se imbracciate le armi, perderete i vostri sostenitori in ogni momento.
Distruggerete il regime di Mubarak e di Sisi con il vostro pacifismo. Si sgretolerà di fronte alla forza della vostra perseveranza nel rivendicare la libertà.
Non seguite l’istinto di imbracciare le armi per autodifesa. Tenete a freno le mani. Continuate il vostro cammino e Iddio vi aiuterà. Che Iddio sia con la nostra gente in Egitto e che ispiri loro la strada della rettitudine.
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