(di Lorenzo Trombetta). Se pubblicare e vendere ai libri in tempi normali per molti è una scommessa, farlo in tempi di guerra può sembrare una pazzia. Eppure continua a farlo con la passione di sempre Muhammad Jandali, affermato editore di Homs, la martoriata città siriana semidistrutta dal conflitto in corso da oltre un anno tra ribelli anti-regime e milizie del presidente Bashar al Assad.
Il suo stand, alla 56/ma edizione del Salone del Libro arabo di Beirut, è confuso tra molti altri. Nel suo catalogo non spiccano titoli che hanno cambiato o cambieranno il mondo dell’editoria araba ma la sua Dar al Irshad, attiva dal 1968, è un punto di riferimento a Homs e a Damasco per il suo catalogo fornito di libri per bambini e adolescenti.
”Circa un anno fa abbiamo chiuso la libreria a Homs, siamo fuggiti e ci siamo trasferiti a Damasco, portando però con noi solo un quarto dei volumi del nostro catalogo. Il resto – afferma Jandali – lo abbiamo lasciato nei depositi”. Lui è di Bab Amro, il primo quartiere della terza città siriana a essere raso al suolo durante un lungo assedio delle forze governative nel febbraio 2012.
”A Damasco continuiamo comunque a lavorare. Non vendiamo molto, ma qualcuno continua a voler legger libri”. Pochi stand più in là, si apre l’esposizione di Dar al Hiwar, casa editrice di Latakia, capoluogo della regione costiera toccata in modo marginale dall’inasprimento della violenza registratosi dall’autunno 2011.
”A Latakia città non ci sono particolari problemi, ma certo come editore e libraio non lavoro più: le tipografie stampano con difficoltà e la distribuzione è quasi impossibile”. Le violenze hanno da mesi interrotto di fatto la viabilità e i trasporti tra molte aree del Paese. ”Ormai in Siria si lavora solo in tre regioni: Latakia, Damasco città e Suwayda (nel sud-est)”, afferma Jandali, che alla chiusura del Salone del Libro di Beirut torna nella capitale siriana.
”Per ora io e la mia famiglia torniamo. Domani, se la situazione peggiora, si vedrà”.
Quest’anno la fiera di Beirut ha ospitato una decina di editori siriani, un numero in crescita rispetto agli anni scorsi. Anche perché l’ultima edizione del Salone di Damasco non si è svolta. ”Ma anche la fiera dell’anno scorso è come se non fosse mai stata aperta”, afferma il rappresentante di Dar al Hiwar di Latakia, che pubblica per lo più traduzioni di opere del pensiero.
I pochi coraggiosi editori siriani sono stati così spinti a varcare l’Antilibano e attraversare la valle della Beqaa, sperando di vendere e farsi conoscere sulle sponde del Mediterraneo. Sui banchi del Salone di Beirut la Siria appare anche nei numerosi titoli di romanzi di autori siriani pubblicati nell’ultimo anno e di saggi politici.
Dar al Rayyes, una delle più celebri case editrici libanesi, dedica parte del suo stand alla questione siriana, presentando volumi tradotti di esperti occidentali di Siria contemporanea e altri di storici e politologi siriani. Poco più in là, Dar al Adab, il più prestigioso editore di letteratura araba, presenta un ricco catalogo ”siriano”: dal diario dei primi mesi della rivolta scritto di getto dalla romanziera Samar Yazbek, alle vicende di una famiglia segnata dal massacro di Hama del 1982 raccontate da Manhal Sarraj, passando per le storie dimenticate dei sobborghi di Latakia di Sawsan Hasan.
Storie censurate nella Siria degli Assad ma che a Beirut hanno sempre trovato il calore di editori e lettori. ”Per partecipare al Salone di Beirut – ricorda Jandali di Homs – abbiamo dovuto consegnare alle autorità (siriane) una lista completa dei titoli dei libri che portiamo in fiera. E così quando, a giorni, rientreremo a Damasco”. (ANSAMed, 13 dicembre 2012).
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