Daesh e Assad, convergenze in punta di matita

(di Caterina Pinto).

Immagine 1:
Pronto signore? Mandateci rinforzi al più presto.

Immagine 2:
Pronto? No, no, non vogliamo munizioni… Mandateci noccioline e mate… stiamo guardando Esercito libero contro Daesh!

A parlare è un soldato dell’esercito regolare siriano e i due schieramenti cui si riferisce, quasi fossero due squadre di calcio, sono l’Esl, costituito da disertori e da rivoluzionari locali che hanno preso le armi, e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), gruppo estremista collegato ad al Qaida, ai cui vertici ci sono combattenti di origine per lo più straniera.

Le battute delle fotografie riassumono bene la percezione che in molti – siriani e non – hanno della Daesh,  accusata di servire, di fatto, gli interessi del presidente al Asad e della sua cricca.

Gli arresti di attivisti non violenti, di avvocati per i diritti umani, di operatori dell’informazione e di cittadini comuni, le esecuzioni sommarie e le intimidazioni, portati avanti da questo e da altri gruppi estremisti evidenziano una sostanziale convergenza di interessi e di pratiche con il regime.

Una rappresentazione grafica di questa condivisione di mezzi e scopi, è esemplificata dalla vignetta del disegnatore siriano originario di Qamishli, Yaser Ahmad, intitolata proprio: Taqatu‘ fikri, intersezione di idee. È l’idea comune di morte a legare l’estremista barbuto con bombe a mano alla cintola dei “gruppi islamici”, al soldato in divisa del “regime”.

Un nuovo slogan “Wahid wahid wahid, Bashar wa Daesh wahid” (Uno uno uno, Bashar e la Daesh sono uno) si è formato a partire dal tradizionale “Uno uno uno, il popolo siriano è uno”, ha riecheggiato in diverse manifestazioni di protesta ed è stato naturalmente declinato anche nelle vignette.

Per esempio, Mwafaq Katt ha rappresentato in diverse vignette il rapporto regime/Daesh, visti di volta in volta come i due volti della stessa carta da gioco (1); le due lame di un unico paio di forbici che si rallegra nel “tagliare” la Siria (2); oppure come l’ombra minacciosa – su cui la Daesh è associata a Russia e Iran – che Bashar al Asad proietta sul muro dietro di sé (3). Katt è un decano degli illustratori siriani: nella sua carriera ha disegnato per il giornale governativo al Thawra e poi per al Domari, il giornale fondato da Ali Ferzat, ma nel 1988 ha lasciato la Siria dopo essere stato torturato in prigione perché rivelasse notizie importanti su suo fratello affiliato al Partito comunista. Adesso collabora, tra l’altro, con il sito della radio Rozana dell’opposizione.

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A presunte affiliazioni regionali dello Stato islamico, fa riferimento anche la vignetta di Jihad ‘Awartani, in cui l’acronimo Dash, viene riformulato con le lettere prese dai nomi: Asad, Nuri al Maliki (il presidente iracheno), ‘Ali Khamenei e  shabbiha (le milizie irregolari del regime).

Jihad Awartani

Anche Kafranbel, la cittadina siriana dei famosi cartelli plurilingue colorati, non ha mancato di commentare il rapporto tra il regime e i gruppi estremisti, con un riferimento alla celebre saga di fantascienza: Alien (4).
Mentre altri vignettisti hanno raffigurato il presidente siriano che “telecomanda” una camionetta dello Stato islamico con la distintiva bandiera nera verso una città distrutta (5); o addirittura, la Daesh, sotto le sembianze di un novello genio della lampada, si mette “agli ordini del suo padrone”, Bashar al Asad.

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Sono stati rarissimi i casi in cui la Daesh si è scontrata direttamente con le forze lealiste. Mentre piuttosto l’aviazione governativa ha quasi sempre evitato di prender di mira postazioni qaidiste, colpendo, invece, con i bombardamenti zone abitate da civili o controllate dai ribelli locali. Anche questa “anomalia” è stata evidenziata nelle vignette:  Fahed al Khamisi ha disegnato un guerriero incappucciato della Daesh che spara verso la “rivoluzione siriana”, mentre il lanciarazzi è ricoperto di ragnatele in direzione del “regime”.

Fahed Alkhamisi