Damasco, demoni e colombe

Lealisti verso la masiraDamasco, 12 ottobre 2011, dove nella piazza dalle sette fontane non scorreva l’acqua, ma un demone scarlatto faceva capolino tra i volti dei grandi leader politici più invisi al regime.

L’elicottero dell’esercito continuava a svolazzare sopra di noi. Gremita di siriani che scandivano a gran voce slogan pro-regime, la centralissima piazza Sabaa Bahrat ha ospitato un’immane manifestazione di appoggio e sostegno al quarantennale regime della famiglia al-Asad.

Sapevo della masira (corteo) da lunedì sera. Chi me lo comunicava era allegro, e non penso che il motivo sia solo quello di qualche ora di libera (e doverosa) uscita dall’ufficio. Pareva sinceramente felice, come chi attende una bell’evento.

Dalle 10 di stamattina, dal balcone di casa, si sentivano già i primi slogan come Allah, Suria,  Bashar w bass (Dio, Siria, Bashar e basta) che accompagnavano il vociare, il traffico insolitamente già denso e chiassoso di clacson arroganti.

Mentre Izaa Nur, l’emittente radiofonica libanese facente capo al patito sciita di Hezbollah, nel suo notiziario delle 9 aveva comunicato l’eminente svolgersi della masira, in tarda mattinata.

10:30 Bab Tuma. Studenti in divisa (rosa e azzurra) scandiscono slogan a favore del presidente Bashar; la rotonda antistante la Porta di Tommaso è intasata dai taxi gialli che sventolano le bandiere tricolore; i van Muhajirin-Bab Tuma si fermano, non partono: Fi zahme (c’è traffico).

L’autobus verde, invece, arriva. Salgo, insieme a chi con le bandiere, i cappellini, le magliette e i volti colorati non vede l’ora di arrivare alla piazza.

La confusione è totale. Non si riesce a camminare, muoversi. La folla è immane. Multiforme, colorata, musicale, agguerrita.

“Se negli altri paesi arabi si gridava ash-shaab iurid isqat an-nizam, noi invece urliamo ash-shaab iurid Bashar al-Asad (il popolo vuole Bashar al-Asad)”.

Donne: sono bambine avvolte nelle bandiere; sono madri che spingono i passeggini o tengono saldamente per i polsi i figli; sono nonne con gli abiti tradizionali; sono studentesse con ancora la divisa e gli zaini carichi di libri sulle spalle; sono velate o no.

Uomini: carichi di tamburi, che ballano la debka; sono adulti e anziani in atteggiamento grave e moderato; portano la cravatta o sguizzano con i rollerblade a quattro ruote e le catene dalle tasche dei jeans; hanno le ciabatte e l’aria trasandata, o gli occhiali da sole all’ultimo grido; sono soldati in divisa verde, o color cachi coi berretti rossi, o militare; come sono membri delle forze di sicurezza: casco e scudo.

Tenuta antisommossa, qualora arrivassero bande armate. Mi sento dire.

Tutto è multiforme. Sono allegri e festanti, coi megafoni. Si fanno beffa di Erdogan e Sarkozy. Scimmiottano Obama. Orgogliosi ricordano alla Nato che il veto (di Cina e Russia, contro una risoluzione Onu più pesante verso la Siria) li protegge.

E le voci si trasformano in grida e fischi ogniqualvolta passa l’elicottero: la bandiera siriana legata sotto, con un soldato che dalle scalette del velivolo si librava tenendo saldamente una rossa bandiera della Cina e il tricolore russo.

Surreale. Pareva di essere in altri tempi. Di totalitarismi.

L’edificio della Barca Centrale tappezzato da una gigantografia del Presidente; sulla sua sinistra un enorme drappo rosso con le stelle gialle; un altro immobile è oscurato da un cartellone di dimensioni notevoli raffigurante il demonio ghignante su uno sfondo scarlatto..dal quale emergono i volti di Erdogan, Sarkozy, Cameron e Obama, con la scritta waay ash-shirr (il senso del male).

E ancora la bandiera siriana attorniata da cuori rossi: ciascuno reca il nome di una località siriana (Homs, Hama, Daraa, Dimashq, Idlib, Hasake, Lattakia..

Tante bandiere gialle di Hezbollah, e si inneggia al leader sciita Hasan Nasrallah.

Si scorgono le bandiere del Partito nazionalsocialista siriano.

Un orso bianco e un dragone coloratissimo fanno capolino tra la folla. Omaggio ai protettori asiatici che vegliano dall’alto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Solo alle 14,00 la piazza, pian piano, inizia a svuotarsi.

E scorgo l’ultimo cartellone, sulla cima di un palazzo: una candida colomba le cui ali portano i colori della bandiera siriana, con accanto la scritta: Siria, la tua terra santa. Terra d’amore e pace.

Le emittenti radiofoniche e televisive, ne l primo pomeriggio, riportano la notizia: Masira milionia (una manifestazione di un milione di persone) di ringraziamento all’Orso e al Dragone, di sostegno al regime e di rifiuto di qualsiasi intervento esterno.

Attendo di raccogliere pareri, commenti, reazioni.