Questa è una storia vera raccontataci da un testimone affidabile. In un ristorante di Reyhanli, nel sud della Turchia al confine con la Siria, due forestieri si siedono e cominciano a guardare il menu. Parlano arabo ma in modo quasi incomprensibile per gli altri commensali.
Il ristorante è gestito da un siriano di Aleppo. I due forestieri rispondono ai canoni estetici tipici di miliziani di al Qaida. Un cameriere, figlio del padrone del locale, si avvicina per prendere l’ordine e incuriosito domanda ai due da dove provengano. “Siamo tunisini”, affema uno dei due.
“Ah, tunisini… bello!”, risponde sorridendo il cameriere. Che insiste: “E andate e tornate dalla Siria?”. I due annuiscono. “E cosa andate a fare in Siria? Siete mujahidin [combattenti per il jihad, n.d.r.]?”, domanda ancora il cameriere. “Sì, siamo mujahidin. Andiamo a uccidere i sahwa [le milizie anti-al Qaida, n.d.r.]!”, risponde uno dei due tunisini guardando ancora il menu.
“Ah, quindi siete di Daesh [l’ala qaidista operativa in Iraq e Siria, n.d.r.]?”, chiede il cameriere. E i due annuiscono. Solo allora tutti gli altri commensali e tutti gli altri camerieri si avventano sui due, li prendono a calci e pugni e li buttano fuori dal ristorante.
“Oh… cominciamo dal mio ristorante a ripulire la Siria da questa gente!”, è il commento pronunciato da dietro la cassa dal padrone del locale.
Io comincerei dalle persone che hanno addestrato questi mujahidin (questi sono solo soldati che seguono ordini, forse drogati ed in overdose di Viagra).