Ferzat, la rivoluzione ha già vinto

(di Lorenzo Trombetta, ANSA, 4 aprile 2012). Il sorriso di Ali Ferzat è sincero e convinto, non come quello che appare in una delle sue vignette, tracciato con un pennarello rosso da un uomo dei servizi di sicurezza siriani sul volto fasciato di un manifestante ferito (foto a sinistra).

“Mi sento bene, pieno di energia e stimoli. Sono tornato a disegnare a quattro mesi dal pestaggio”, afferma il noto caricaturista, critico del presidente Bashar al Assad, rievocando la violenta aggressione subita a Damasco alla fine di agosto scorso da parte di uomini del regime.

La vicenda di Ferzat, 62 anni, originario di Hama, uno dei caricaturisti più celebri di tutto il mondo arabo e più volte premiato in Europa, è esemplare per comprendere la tenacia delle varie componenti della Siria in rivolta: “Mi hanno rotto le dita delle mani sperando di mettermi a tacere, ma sono ancora qui e con più forza uso la mia penna per denunciare il regime”.

“Come me, anzi più di me, i rivoluzionari siriani che scendono in strada in condizioni durissime e rischiano ogni giorno la vita hanno nel cuore un ardore senza precedenti, una forza data dal crollo del muro della paura. E’ questa la vera nostra rivoluzione”, afferma parlando a Londra con l’ANSA, a margine della cerimonia per la consegna dei riconoscimenti per il 2012 dell’Index on Censorship, organizzazione internazionale che ha sede nella capitale britannica e da decenni impegnata nella difesa della libertà di parola.

Per Ferzat, che da settembre scorso vive in esilio in Kuwait e che a fine marzo ha esibito alcune sue vignette alla Mica Gallery di Londra, “la rivoluzione siriana è prima di tutto la rivoluzione nella mentalità della gente”. “Non si ha più paura. In tal senso la rivoluzione ha già vinto e quel che avviene sul terreno ogni giorno da marzo 2011 ad oggi sono solo assestamenti del processo di cambiamento. Il regime, invece, è alla sua fine”, afferma Ferzat, fondatore nel 2000 del primo periodico siriano indipendente – al Domari, il Lampionaio – dall’avvento del Baath mezzo secolo fa.

L’attuale raìs Bashar al Assad, una volta diventato presidente nel 2000 aveva annunciato l’avvio di una serie di aperture e graduali riforme. “Assad ci incoraggiò e ci incontrò personalmente”, ricorda Ferzat che condivise con altri intellettuali e dissidenti “l’entusiasmo di sentirci parte attiva di una nuova stagione di cambiamento”. Ma la “Primavera di Damasco”, così come fu battezzata dai media, tramontò dopo pochi mesi.

A partire dall’inizio del 2001: “di colpo, tutto finì…Molti di noi finirono in prigione, al Domari fu chiuso e i neonati circoli di discussione politica furono banditi. Da quel sogno ci siamo risvegliati nell’incubo che vivevamo da quando eravamo nati”. Il vignettista, che fa satira da quando aveva 14 anni poco prima dell’avvento del Baath e che ora sembra esser tornato all’uso completo delle dita, ripercorre la sua “piccola rivoluzione” artistica che lo ha portato a scontrarsi con “gli sgherri del regime” nella notte tra il 24 e il 25 agosto scorsi.

“Per moltissimi anni ho pubblicato i miei disegni anche sulla stampa governativa. Evidentemente, dovevo trovare dei modi per aggirare la censura. Uno di questi era di non raffigurare mai in modo esplicito il presidente. Col tempo, questo non-detto è diventato una delle forze delle mie vignette”. “Poi è scoppiata la rivoluzione, ma ampi settori della società continuavano a rimanere nella bolla del silenzio e della paura”, ricorda Ferzat.

Ali Ferzat a Londra, lo scorso 29 marzo 2012 (foto Trombetta)

“E’ stato allora, a giugno, tre mesi dopo le prime proteste a Daraa, che ho deciso che dovevo fare la mia parte. Che in quanto artista avevo un ruolo. Che potevo aiutare la mia gente a superare il muro della paura.”, aggiunge il vignettista. “Ma prima di tutto dovevo rompere il mio personale muro. Quel giorno presi la matita e disegnai per la prima volta il presidente Bashar al Assad. Fu il mio modo di dire che qualcosa era davvero cambiato. Nel giro di poche settimane, i manifestanti in piazza brandivano le mie vignette”. (ANSA, 4 aprile 2012).

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Negli stessi giorni in cui ero a Londra, anche il canale franco-tedesco Arte ha intervistato Ferzat. Stralci dell’intervista possono essere letti e visti a questo link. Qui sotto un momento dell’intervista, nel quale Ferzat mostra che è tornato a usare pienamente le sue mani.