I pensieri di una ragazza siriana

(di Eva Ziedan)

Il primo giorno

Domani, domani quando passerò vicino a lui… No, dirò solo “buongiorno”.

Domani, quando passerò vicino a lui… camminerò con lui e gli parlerò…

Forse anch’io gli piaccio, dovrei dargli l’opportunità di dirlo… magari è timido.

Domani è arrivato. Ero dietro di lui a dieci passi… mi ripetevo in mente cosa volevo dirgli.

E quando volevo cominciare a pronunciare la prima parola – buongiorno – mi sono accorta che lo avevo già superato.

Il secondo giorno

Sono tre giorni che penso: che senso ha la mia esistenza sopra questa terra?

Sono tre anni che mi chiedo: ho uno scopo in questa vita?

Sono tanti anni che penso: ma che senso ha sopravvivere ancora?

Ora sono nella tomba, e so bene qual era lo scopo della mia vita. Ma so anche che non sono riuscita a raggiungerlo!

Il terzo giorno

Basta con le sciocchezze! Forse posso fare qualcosa di utile!”, mi sono detta.

È vero: i nostri giornali non accettano di pubblicare nessun articolo critico del governo… persino se vuoi denunciare il fatto, per esempio, che l’hotel Four Seasons con la sua mole mastodontica rovina la città vecchia di Damasco! Non si può criticare niente di politica e niente legato alla religione!

Mi è venuta però un’idea meravigliosa! Il nostro primo giornale, al Thawra, non ha nemmeno una pagina dedicata al racconto divulgativo, popolare, della storia del Paese.

Perché non vado alla sede del giornale e parlo col direttore? Potrei scrivere ogni settimana un racconto, partendo dall’origine mitologica dei nomi delle città siriane!

Per esempio, un racconto sulla citta di Qadmus, nella zona montagnosa vicino al mare, nella provincia di Tortosa. Questa si chiama così dalla leggenda secondo cui in quel luogo nacque il dio Cadmo, che ha portato il primo alfabeto in Europa.

Ero cosi entusiasta… “va bene, anche se non accetterà perché sono ancora studentessa… mi ringrazierà e arrivederci”, così ho pensato.

Sono andata. Mi hanno lasciato entrare nell’ufficio del direttore, ho parlato così spontaneamente facendo come Demian nel romanzo di Herman Hesse che diceva: “Quando vuoi qualcosa da qualcuno devi fissarlo bene negli occhi… e quanto più forte è il tuo sguardo, tanto più riuscirai a far sì che l’altro faccia quello che vuoi”.

Il direttore si è alzato dalla sua sedia, si è avvicinato e mi ha detto: “Mia cara, capisco questo entusiasmo, ma è molto difficile accettare. Sai quanti mi chiedono di pubblicare i loro pensieri?”

“Non posso accettare, pensa se uno mi chiedesse di pubblicare una foto di Haifa Wehbeh, la cantante libanese mezza nuda… non potrei accettare…”e poi altro bla bla bla…

Ormai io non sentivo più niente… la voce del mio cervello era più alta e mi diceva: “Non piangere adesso. Ti prego, non piangere davanti a lui!”.

 

Il quarto giorno

La rivoluzione è scoppiata in Siria… E io sono nata di nuovo!

____

Il quadro in alto e quello nella slide della pagina principale sono della pittrice siriana Khulud al Sibaʻi.