(di Raffaele Mauriello*). A quasi trentaquattro anni dalla sua scomparsa in Libia, il 31 agosto 1978, l’Imam [1] Sayyid Musa al Sadr continua ad attirare grande attenzione. La figura di al Sadr lega in maniera curiosa la caduta di Gheddafi, gli alawiti e il presidente siriano Bashar al Asad, la Repubblica islamica dell’Iran, e la “primavera araba/risveglio islamico”.
La fondazione, da lei creata nel 2003, si occupa di seguire il caso della scomparsa dell’Imam e di diffondere il suo pensiero, in particolare attraverso l’organizzazione di conferenze e una cospicua produzione editoriale, e fa parte di una rete di fondazioni non governamentali create dalla famiglia di Musa al Sadr in Libano e in Iran.
Le condizioni ambientali dell’intervista, condotta il 5 maggio 2012, non sono state però delle migliori. Una settimana prima, Keyhan, il quotidiano conservatore più importante e aggressivo del Paese, direttamente legato alla Guida, ha iniziato una campagna stampa contro Shahre Ketab, la catena di negozi di libri più importante dell’Iran, diretta dal marito di Hawra, accusandola di organizzare attività culturali in collaborazione con le rappresentanze culturali dei Paesi europei.
Il Comitato, insieme al ministro degli esteri libanese e a mio fratello, ha effetuato un viaggio in Libia dove ha incontrato il presidente del Consiglio, ‘Abd al Jalil, il primo ministro, il ministro degli esteri, e il ministro della giustizia. Il lavoro del Comitato prosegue in maniera seria, ma siamo ancora lontani dallo scoprire dov’è tenuto prigioniero mio padre. Posso dirle, però, che abbiamo notizie credibili sul fatto che per alcuni anni sia stato tenuto prigioniero in alcune carceri sotto il controllo diretto di fedelissimi di Gheddafi.
Come vive le attuali vicende della cosiddetta “primavera araba/risveglio islamico” alla luce del pensiero di suo padre?
Hawra: Forse la caratteristica piu’ importante dell’Imam Musa al Sadr è stata la sua predisposizione al dialogo come strumento di risoluzione dei conflitti. Anche se, di fatto, lui è stato il rapresentante di un gruppo religioso specifico [gli sciiti], la sua predisposizione al dialogo era tale che per esempio i cristiani quando lo incontravano non avevano in alcun modo l’impressione di discutere con qualcuno che avesse delle idee a volte molto diverse dalle loro.
Questo elemento è alla base del suo umanesimo. Io credo che il sentiero su cui si sono incamminati i popoli e i paesi colpiti da questi eventi sia molto bello, e non posso che sostenere la voglia di impadronirsi del proprio destino di questi popoli. Certo, devo anche dire che in alcuni casi non posso che essere preoccupata dai tentativi in atto da diverse parti per appropriarsi di questa voglia di libertà per fini propri. Dobbiamo adoperarci tutti perché questa bella possibilità rimanga nelle mani della gente.
Come interpreta il ruolo di suo padre nel favorire il riavvicinamento fra sciiti e alawiti, e quindi la leggittimità agli occhi dei musulmani del presidente al Asad, alla luce delle recenti tragiche vicende in Siria?
Hawra: La questione siriana è molto sensibile. Quello che le posso dire è che ritengo che se l’Imam Musa al Sadr fosse stato ancora presente sullo scenario libanese il livelo delle tensioni sarebbe stato molto ridotto.
In particolare, lui si è sempre impegnato perché nessun gruppo rimanesse isolato, appartato dagli altri. Infatti, durante la guerra civile libanese lui s’impegnò sempre perché nessun gruppo fosse isolato completamente dagli altri. Questo suo attegiamento provocava critiche persino fra le persone a lui più vicine, che gli chiedevano perché non fosse giusto isolare persone o gruppi che li attaccavano. Lui credeva profondamente che l’isolamento portasse solo a un intensificarsi del livello dello scontro e a un accentuarsi degli estremismi.
Pochi sanno che il Sayyid Muqtada al Sadr è membro della stessa famiglia del Sayyid Musa al Sadr. Lei come interpreta il ruolo di Muqtada nelle attuali vicende irachene alla luce del pensiero di suo padre?
Hawra: Vede, ogni persona ha delle caratteristiche proprie, e la stessa cosa vale per i diversi paesi in cui i membri della famiglia al-Sadr hanno operato e operano. La mia speranza è che l’Iraq trovi un po’ di tranquillità, e che tutti i membri della mia famiglia si adoperino al massimo per questo fine.
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* Raffaele Mauriello è un ricercatore esperto di storia contemporanea dell’Islam sciita e di geopolitica. Di recente è uscita la sua monografia Descendants of the Family of the Prophet in Contemporary History: A Case Study, the Šīʻī Religious Establishment of al-Naǧaf (Iraq), Suppl. alla “Rivista degli Studi Orientali” dell’Università di Roma “La Sapienza”, Roma-Pisa Dicembre 2011.
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