(di Elena Chiti) I siriani manifestano dal 15 marzo 2011, sfidando la repressione del regime e il silenzio del mondo. E dopo il doppio veto russo e cinese a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 4 febbraio scorso, il regime si è sentito libero di lanciare un’offensiva senza precedenti contro le città e i paesi ribelli, interpretando il veto all’ONU – e la mancata forte reazione della comunità internazionale – come una licenza a uccidere.
Queste le motivazioni che hanno spinto Khaled Khalifa, scrittore siriano residente a Damasco e impegnato nella lotta per la libertà del suo popolo, a scrivere un’appassionata lettera aperta pubblicata in francese su Rue89.
Khalifa si rivolge a tutti i cittadini del mondo, a tutte le persone di buona volontà, invitandoci a manifestare solidarietà nei confronti dei siriani, che si sentono orfani del nostro appoggio.
E conclude: «Spero che mostrerete solidarietà al mio popolo nel modo che riterrete opportuno. So che la scrittura è impotente, nuda di fronte ai cannoni, ai carri armati e ai missili russi che cadono sulle nostre città e i nostri civili. Ma non ho nessuna voglia che anche il vostro silenzio sia complice dell’assassinio del mio popolo».
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