Pace per la Siria. Per i cristiani o per sdoganare Asad 1/3

TK_Assad_MariaSadeh(di Alberto Savioli). La sofferenza dei cristiani, secondo il Papa, non va disgiunta dalla sofferenza di tutti i siriani. E’ un tema di estrema attualità, anche alla luce delle recenti visite in Italia della deputata siriana cristiana Maria Saadeh e del Patriarca Gregorio III Laham.

Nella prima parte di questo articolo si evidenzia come la rete di sostegno a questi rapprentanti cristiani sia di sostegno al regime del presidente Bashar al Asad. Nella seconda e terza parte si entrerà nel merito di quanto da loro affermato nel corso di interviste pubbliche rilasciate in Italia.

“«Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche. Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi, c’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire». Si esprimeva così il primo settembre scorso Papa Francesco all’Angelus dopo gli attacchi con il gas contro la popolazione della Ghuta, alla periferia di Damasco.
Nei giorni successivi l’escalation militare faceva pensare a un imminiente attacco americano. E il 7 settembre Papa Francesco lanciava il suo appello per una giornata di preghiera e di digiuno. Nel frattempo erano già cominciati i tentativi diplomatici per trovare una soluzione alla crisi e indurre Damasco a consegnare alla comunità internazionale gli arsenali di armi chimiche”, così riassume quei concitati momenti, il giornalista Francesco Peloso in un’articolo su Linkiesta. E continua:
“Il 13 settembre, anticipando alcuni elementi del rapporto degli ispettori incaricati di verificare la questione armi chimiche, il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon si diceva «sicuro che ci sarà un processo per accertare responsabilità di Asad, quando tutto sarà finito».
Per la Santa Sede sarà molto difficile non tenere conto delle parole di Ban Ki-moon – che per altro ha già incontrato papa Francesco – o del rapporto degli ispettori Onu. Ma da questo punto di vista il Papa ha un problema “in casa”: i leader della Chiesa siriana, ma anche di altre chiese della regione, cioè i patriarchi e i vescovi di rito latino delle varie chiese, sono in buona parte – anche se non tutti – favorevoli al regime di Damasco. In ambienti della Congregazione per le chiese orientali vi è una certa ritrosia ad adottare una posizione critica verso il regime di Asad oltre che verso la guerra.
Questi sottolineano come nelle ribellione siriana abbiano trovato spazio crescente gruppi islamisti o decisamente fondamentalisti, quindi potenzialmente anti-cristiani. I vescovi siriani furono decisamente contro la rivolta già nei primi mesi del 2011, quando questa aveva assunto la forma pacifica delle dimostrazioni di piazza poi represse duramente. Il fatto è che il legame fra questa vecchia leadership cristiana mediorientale e il regime di Assad è antica, e si fonda sulla protezione elargita da Damasco ai cristiani e ad alcune minoranze”.
Come osserva inoltre Antoine Courban su L’Orient-Le Jour di Beirut:

Recentemente, una sessione plenaria della Congregazione per le Chiese orientali cattoliche si è tenuta in Vaticano. Il Papa, in udienza plenaria, ha detto che il vescovo di Roma non si può dire in pace finché ci sono uomini, di qualsiasi religione, la cui dignità è violata, e sono in fuga dalle loro regioni come rifugiati. Come non vedere la fine di irricevibilità a tutta la propaganda pro-Bashar di molti media cristiani? Nessuna allusione al motto: “Abbiamo paura, proteggere noi, i salafiti vogliono ucciderci”. La sfida principale per la presenza cristiana in Oriente in questo momento difficile, è dunque nel confronto tra “cattolicità” e “multiculturalismo”.

Questa posizione del Papa riportata su L’Orient Le Jour è significativa, poichè fa seguito ad un tour italiano, di rappresentanti della comunità cristiana siriana, che hanno espresso i seguenti temi ricorrenti: il regime è il protettore delle minoranze, i cristiani vengono attaccati dai ribelli, la maggioranza della popolazione sta con il Presidente siriano, si è arrivati persino a negare la realtà delle prime manifestazioni pacifiche di protesta.

É innegabile che le fazioni ribelli si stiano estremizzando sempre di più. Le infiltrazioni qaediste sono note. Ed è naturale che dopo i recenti fatti di Sadad e Maaloula le comunità cristiane siano terrorizzate per il loro futuro nel paese, sul modello di quanto già avvenuto in Iraq.

Altro è l’atteggiamento tenuto da alcuni rappresentanti religiosi di queste comunità, che li ha portati alla negazione dei fatti e a un tentativo di sdoganamento di Asad di fronte all’opinione pubblica e alla politica europea, nonostante i 126.000 morti (non tutti di Asad naturalmente) e i sottostimati 200.000 detenuti politici, senza dimenticare i morti sotto tortura.

Testimoni indipendenti o “inconsapevole” rete propagandistica di regime?

Il primo dei tour in Italia di rappresentanti della comunità cristiana siriana è stato inaugurato da Samaan Daoud (guida turistica siriana, interprete e co-autore dei reportage di Gian Micalessin andati in onda su RaiNews 24, e dallo stesso giornalista intervistato per Il Giornale), che il 21 ottobre ha incontrato la Commissione Affari Esteri e la Commissione straordinaria Diritti Umani del Movimento 5 Stelle al Senato.

Nel video della durata di un’ora, Daoud non racconta di fatto cose inesatte. Il pSaadeh_Khrais_Daoudunto è che l’informazione è unidirezionale: si parla di salafiti che distruggono il paese, di paesi stranieri che li finanziano, e del Presidente voluto dalla maggioranza della popolazione. Mentre non si spende una parola per gli uccisi dal regime, per i continui bombardamenti di villaggi compiuti dagli aerei dell’aviazione, dei combattenti stranieri anche tra le fila del regime, degli interessi russi….

La scorsa settimana è stata la volta della parlamentare cristiana Maria Saadeh, che accompagnava il Patriarca della chiesa Greco-Melkita Cattolica Gregorio III Laham, alla sessione plenaria delle Chiese Orientali in Vaticano.

Maria Saadeh, il 28 novembre ha incontrato a Roma il vicepresidente della III Commissione Esteri al Senato il Sen. Paolo Corsini, all’incontro hanno preso parte il Segretario Generale di Assadakah Raimondo Schiavone e il responsabile Esteri Talal Khrais.

Assadakah è nota a chi si occupa di Siria. Fin dal 2011 ha preso una posizione vicina al Presidente siriano, nella foto in alto il Segretario Generale e il responsabile Esteri sono a Damasco con il Presidente Bashar al-Asad assieme a Maria Saadeh,  qui con il presidente del Parlamento siriano Jihad al-Laham, sempre assieme a Maria Saadeh, o di fronte alle televisioni siriane, sempre in compagnia di Maria Saadeh e con Samaan Daoud alle loro spalle (foto a destra).

Questo incontro con Asad del settembre 2012 è raccontato in un loro articolo, secondo quanto riportano si trattava “del primo colloquio concesso ad una delegazione italiana in questa fase di profonda tensione internazionale e dell’unico canale di comunicazione aperto tra Italia e  Siria”.

Nel video messo a disposizione sul sito di Assadakah e probabilmente diffuso in arabo dalle televisioni siriane, campeggia una frase di Asad: “siete la finestra siriana sull’Italia” (vedi video del settembre 2012).

La delegazione di Assadakah ha presentato alla Corte dell’Aja un esposto contro premier turco Erdogan, re Abdullah (Arabia Saudita) e Ahmad Khalifa (Emiro del Qatar) per crimini di guerra e contro l’umanità. L’accusa è di aver armato i terroristi che stanno uccidendo in Siria. Assadakah ha “denunciato” con un articolo la repressione turca di piazza Taksim, ma ha taciuto e negato le repressioni di Asad contro i manifestanti, che per otto mesi sono scesi nelle strade siriane.

patriark_laham_and_italian_delegation_2012_1000or1Anche il Patriarca Gregorio III Laham non ha mai fatto mistero delle sue frequentazioni di soggetti fedeli al regime, per lo meno al suo patriarcato damasceno sembrano essere note le visite di personaggi discussi e sostenitori di Bashar. Nell’estate del 2012 ha incontrato una delegazione italiana (foto a sinistra) in visita alle istituzioni siriane e composta da Ouday Ramadan, Jamal Abo Abbas, Filippo Fortunato Pilato, Gianantonio Valli, Stefano Bonilauri, Paolo Sensini, a cui ha concesso un’intervista.

Ramadan è tra l’altro l’organizzatore delle manifestazioni italiane pro-Assad, al grido di “Solo Dio la Siria e Asad” e “Bashar siamo i tuoi shsbbiha”, assieme a Abo Abbas, Presidente della comunità dei siriani in Italia.

Pilato scrive sul sito internet pro-Asad Syria Free Press che fino all’aprile 2012 faceva bella mostra della frase “not censored by Zion“. Valli, come titola la Repubblica, è il “medico neonazista con il busto di Hitler e i libri antisemiti” che “dedica il suo tempo alla diffusione delle sue idee razziste e revisioniste”.

Bonilauri di Stato e Potenza, è stato il primo di questi ospiti a dare la solidarietà al regime, mentre questo ammazzava i manifestanti, qui a Damasco nel 2011, mentre arringa la folla oceanica (chiaramente è un fotomontaggio, anche mal fatto) e qui mentre dà un saggio del suo pensiero alla Tv siriana Addunia. Di questa delegazione in visita a Gregorio III, faceva anche parte Sensini (al centro nella foto), qui in visita a Mariam Agnes del la Croix del monastero di Qara.

Mons. Hilarion Capucci è diventato un’icona sempre presente, alle manifestazioni italiane per Asad organizzate da Ouday Ramadan, che ora raggruppano anche varie sigle europee di estrema destra, in quello che è diventato il Fronte Europeo per la Siria. Questa organizzazione con elementi di Casa Pound è stata ricevuta a Damasco dal Presidente del Parlamento Jihad al-Laham ed era in “prima fila” in piazza San Pietro alla messa per scongiurare l’intervento americano.

Madre Mariam Agnes de la Croix, è un personaggio molto discusso. Promotrice del movimento di riconciliazione Musalaha, è implicata secondo alcuni nei fatti che han portato all’uccisione del giornalista francese Gilles Jacquier ad Homs. Per questo motivo è stata tirata in causa dalla stessa moglie del giornalista con l’accusa di complicità, la madre superiora era la fixer dei giornalisti. Secondo la vedova di Jacquier, Caroline Poiron come scrive nel suo libro, il regime avrebbe pianifico l’uccisione del marito.

Il quotidiano svizzero Le Courrier, l’ha descritta come “a suo agio tra i servizi di sicurezza di Asad”. Per il masscro di Hula da parte degli shebbiha del regime, in cui sono morti più di 100 civili, ha accusato i ribelli. Per l’attacco con il gas nella Ghouta, alla periferia di Damasco, nonostante le conclusioni di decine di governi e le prove raccolte che accusano il regime, la madre superiora ha accusato nuovamente i ribelli, preparando un dossier basato sui video e afferma che si tratta di un’operazione creata a tavolino e ben orchestrata per “incastrare” il regime.

Anche per i fatti di Mouddamiyah, Madre Mariam Agnes viene accusata di aver avuto un ruolo, avrebbe favorito l’evaquazione di 2000 civili dalla città assediata dall’esercito siriano, lasciando alcuni di loro nelle mani dei servizi segreti siriani. In un articolo di Michael Weiss vengono riprodotte le registrazioni in cui vengono dimostrate le strette relazioni della de la Croix con i servizi segreti siriani e le false assucurazioni che ha dato circa il trattamento degli sfollati. Il Syrian Christians for Peace, ha chiesto alla chiesa cattolica di “far smettere Madre Agnes di fare altri danni in nome della Chiesa”.

Leggi la seconda parte e terza parte.