Quirico. Nel buco nero tra Homs e Damasco

Tra l’incudine e il martello di squadroni filo-regime e di bande armate di criminali: da queste due minacce è infestato il territorio della Siria centrale in cui potrebbe essersi avventurato il giornalista italiano Domenico Quirico, scomparso i primi di aprile del 2013 dopo esser entrato attraverso il poroso confine libanese. La striscia di territorio che separa Homs dalla capitale Damasco è tra le più pericolose di tutta la Siria in guerra.

A differenza delle regioni di Aleppo e di Idlib non è ancora punteggiata di gruppi di fondamentalisti e di qaedisti siriani e stranieri, ma è tagliata in due da nord a sud dall’autostrada detta “della paura”. “Nessuno si avventura dopo il tramonto per quella strada e anche di giorno è assai rischioso mettersi in auto”, afferma  un residente di Damasco che preferisce rimanere anonimo e che ha i parenti a Dayr Atiye, località tra Homs e la capitale.

“I miei cugini sono in prigione”. Secondo quanto riferito da La Stampa, Quirico è entrato in Siria tramite il confine libanese. Ma attualmente l’unico corridoio relativamente aperto per l’ingresso illegale di uomini lungo questa frontiera è la zona di Aarsal, un’enclave sunnita nel mare sciita nella valle della Bekaa. Aarsal è nota per essere una zona di contrabbando, anche di armi. E a est della cittadina si estende per oltre dieci chilometri un altipiano di cave e frutteti che giunge fino a Yabrud, in Siria. In questa zona il confine non è demarcato ma è segnato dal declivio dell’Antilibano, che a est scende verso Yabrud.

Nei mesi scorsi, i ribelli siriani avevano gradualmente scalzato dal territorio il già debole controllo delle forze governative di Damasco, rendendo Yabrud e il suo entroterra una zona di nessuno, solo in parte dominata dagli insorti. Yabrud è salita agli onori della cronaca nelle settimane passate per esser stato il rifugio di alcune bande di criminali dediti al rapimento a fini di estorsione. Alcuni libanesi sono stati di recente liberati dopo che i loro cari hanno pagato un riscatto al termine di estenuanti trattative tra i notabili di Aarsal e quelli di Yabrud. Sulle sue pendici, si aprono aspri territori di montagna desertica interrotti dagli unici due villaggi – Ras Maarra e Falita – di questo Aspromonte siriano.

“Siamo barricati in casa per paura dei rapimenti”, afferma un’altra fonte che preferisce rimanere anonima e che è stata raggiunta telefonicamente nei pressi di Yabrud. “Ci sono numerosi posti di blocco informali. Dei ribelli, delle bande, degli shabbiha (squadroni lealisti), e alla fine tutti chiedono soldi”. Sempre dalla zona di Yabrud sembra provenissero i rapitori di Paul Wood, inviato di Bbc ed esperto di teatri di guerra.

Circa due mesi fa Wood e un suo collega erano rimasti per due settimane prigionieri di una banda locale che si apprestava a chiedere il riscatto. Wood e il suo collega erano poi riusciti fortunosamente a fuggire. E dalla stessa zona tra Homs e Damasco risale l’ultimo avvistamento di Austin Tice, reporter freelance americano scomparso quasi un anno fa. Apparso in un video amatoriale bendato e condotto a piedi su delle rupi di montagna, Tice è stato molto probabilmente catturato da milizie pro-regime, secondo quanto affermano fonti vicine alla famiglia (ANSA).