(di Mattia Guidetti*). La moschea di Aleppo, fondata nell’VIII secolo dalla dinastia omayyade prendendo a modello la grande moschea di Damasco, è stata ricostruita numerose volte nell’arco della sua storia a seguito di catastrofi naturali e danni causati dall’uomo.
Gran parte dell’edificio è oggi datato all’epoca primo-moderna, quando la città venne governata dall’impero ottomano. Nell’angolo nord-occidentale del cortile della moschea si stagliava fino a ieri un maestoso minareto quadrangolare in pietra, edificato sul finire dell’XI secolo.
Il minareto è stato distrutto mercoledì durante violenti combattimenti tra le forze del regime e quelle degli insorti, scontri che da mesi hanno luogo nel centro storico di una delle città più antiche del Mediterraneo.
Il minareto di Aleppo era un’icona dell’architettura musulmana perché racchiudeva nella sua struttura e decorazione molti dei temi principali dell’arte religiosa dell’Islam medievale. La forma slanciata e squadrata si ispirava alle torri costruite nella tarda-antichità per ospitare monaci ed eremiti; una torre di questo genere è ancora visibile nel villaggio giordano di Umm al Rasas. I quattro lati del minareto erano avvolti, in corrispondenza di ciasun piano, da modiglioni di ispirazione classica. Si trattava di una cornice aggettante che circondava l’edificio, una chiara memoria dell’architettura classica che ha caratterizzato il Mediterraneo romano e che venne ripresa in epoca bizantina per decorare l’esterno di chiese come quella siriana di Qalb Loze. Le finestre che servivano a dare luce all’interno del minareto erano abbellite con medaglioni a forma di rosetta, o incorniciate da archi polilobati, mentre la cornice più alta del minareto era costituita da una fascia aggettante costituita da tre file sovrapposte di archetti ciechi, una versione semplificata della nascente tecnica del muqarnas, la tipica decorazione medievale musulmana ad alveoli.
Ogni piano della struttura era caratterizzato da una fascia epigrafica. Partendo dall’alto il testo di queste iscrizioni ricordava Dio, il califfo (che a quel tempo risiedeva a Baghdad), il governatore turco della città, il notabile di Aleppo al Kashshab (l’autorità locale che aveva sponsorizzato l’edificazione del minareto), un versetto del Corano che benedice chi edifica istituzioni religiose e, infine al piano più basso vicino alla base, Hasan bin Mufarraj al Sarmani, il responsabile della squadra di muratori e lapicidi che erano stati incaricati della costruzione. Sarmani, il nome di famiglia, probabilmente indicava la provenienza del responsabile dei lavori dalla cittadina di Sarman situata a sud-overst di Aleppo.
Le fasce epigrafiche, scritte in cufico e in corsivo, ritraevano la struttura della società aleppina dell’XI secolo, ed erano ritenute non solo un documento storico inestimabile, ma anche un esempio del valore “iconografico” delle iscrizioni nell’Islam medievale.
Il minareto di Aleppo, situato nell’angolo nord-occidentale della moschea, dall’alto dei suoi 45 metri dominava la citta’ vecchia. L’edificio religioso si staglia al centro della città, vicino alla zona dei mercati (anch’essi parzialmente distrutti durante scontri nel settembre 2012) e non lontano dalla cittadella fortificata che rimase inespugnabile per i crociati che attaccarono a più riprese Aleppo durante l’XI e il XII secolo. Il minareto svettava anche su un altro edificio medievale edificato proprio davanti alla moschea sul lato occidentale. Si tratta di una madrasa, una scuola teologica medievale, edificata nel 1124 trasformando la chiesa cattedrale di Aleppo che fino ad allora, a distanza di quattro secoli dalla conquista musulmana della città, era rimasta utilizzata dai cristiani di Aleppo.
Il minareto di Aleppo era al contempo una torre civica e un simbolo dell’Islam, un testimone della lunga continuità del linguaggio artistico della classicità e un esempio delle sperimentazioni artistiche musulmani medievali. La sua distruzione è una grave perdita per gli abitanti di Aleppo e della Siria, nonché per chiunque abbia voglia di interessarsi al patrimonio storico e culturale del Mediterraneo e dell’Islam.
Davanti alla tragedia di vite umane causate dalla guerra civile in Siria, una torre medievale può sembrare poca cosa. Ma la costruzione del futuro e di un orizzonte pacificato per la società siriana non può prescindere – come è avvenuto e avviene per qualsiasi zona del mondo – dalla preservazione e lezione fornita dal passato.
“Il futuro ha un cuore antico” si suole dire e il minareto di Aleppo distrutto durante i combattimenti tra esercito e insorti il 24 Aprile 2013 era un frammento del cuore siriano.
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* Mattia Guidetti è Teaching fellow di arte musulmana presso l’Università di Edimburgo. È autore di diversi articoli dedicati all’arte siriana medievale ed è il curatore di “Siria. Dalle antiche città-stato alla primavera interotta di Damasco”, pubblicato da Jaca Book nel 2006.
Salve
sono uno studente di ingegneria edile dell’università politecnica delle Marche
sto conducendo uno studio sul minareto di Aleppo per la mia tesi, ho dunque avuto modo di leggere diversi articoli a riguardo e davvero questo è uno dei più interessanti. Vorrei utilizzare le notizie qui lette (citando la fonte ovviamente) nel mio lavoro e Se è possibile avere informazioni più dettagliate sulla Grande Moschea degli Omayyidi sull’età e l’architettura che la riguardano.
Complimenti per il lavoro e grazie.
Gent.Le “Anass”, quello che è stato distrutto, era uno dei minareti più belli non solo della Siria ma dell’architettura islamica nel suo complesso. Venne iniziato nel 1089-1090 sotto il governatore Aq Sunqur e terminato sotto Tutush, il fratello dell’imperatore Malik Shah, e terminato nel 1094. Si tratta di una delle rare vestigia dell’architettura selgiuchide in Siria. L’architetto fu Hasan ibn Mufarrag al Sarmani. La torre quadrata a cinque piani era alta 50m, ed era coronata da una veranda aperta, sopra una ricca cornice di muqarnas, di tipo turco più che egiziano. L’articolazione molto precisa e regolare rimanda all’occidente, mentre gli esuberanti archi lobati rimandano a Samarra (Iraq). Il piano inferiore non decorato, era sormontato da una trabeazione tripartita che recava un’iscrizione in caratteri cufici fioriti, che attribuisce a Malik Shah l’edificazione della struttura. Il secondo piano, separato da pilastrini scanalati, era ornato da una modanatura trilobata. La trabeazione del terzo piano conservava una serie di piccole conchiglie sull’architrave, un’iscrizione a caratteri naskhi su un fondo di viticci e una fascia di dentelli sulla cornice. Su ogni lato del quarto piano due archi aggettanti a sette lobi contenevano un piccolo foro circondato da una modanatura a sei lobi. Immediatamente sopra, il fregio recava inciso un testo di devozione ai dodici Imam. Il quinto piano presentava su ogni lato, una finestra rettangolare protetta da un parapetto traforato, un nastro modanato incorniciava l’apertura formando un arco trilobato. Il fregio ricordava il termine dei lavori sotto Tutush. Sulla sommità vi era una piccola edicola in pietra con copertura lignea. Il minareto era situato nell’angolo nord-ovest della Grande Moschea. Questa è generalmente attribuita al periodo Omayyade, ma di questa fase rimane solo la pianta, mentre la struttura edilizia e decorativa risale a epoche successive. La prima edificazione della moschea avvenne sul modello della Grande Moschea di Damasco, nel 715, durante il califfato di Suleiman, nel giardino/cimitero della cattedrale bizantina di Sant’Elena. Doveva essere del tutto simile a quella di Damasco, di circa dieci anni precedente. Era decorata con mosaici e rivestimenti dorati, molto del materiale decorativo proveniva dal reimpiego di materiali tratti dalla chiesa dei SS. Cosma e Damiano di Cyrrus (Cirro). Venne spogliata dagli Abbasidi e distrutta nel 962 dall’imperatore bizantino Niceforo Foca. Fu ricostruita nel 967 da Seif ad Dawla e nuovamente distrutta da un incendio. La struttura attuale venne cominciata nel periodo zenghide (dopo il 1159) e portata a termine da Nur ad Din (il Noreddino/Norandino delle Crociate) nel 1171, ricalcando l’originaria pianta omayyade. Distrutta dai mongoli di Hulagu, venne poi ricostruita nelle forme attuali. L’ingresso principale è situato sul lato ovest, da qui si accede ad un vasto cortile ad arcate con volte a croce di origine mamelucca. La sala da preghiera è tripartita e ha una cupola sulla navata centrale. Molto bello è il minbar (ora messo in sicurezza e tolto dalla moschea) in legno della fine del XIII sec. La stanzetta alla sinistra del mihrab (nicchia che indica la direzione della Mecca) dovrebbe contenere la testa di Zaccaria, padre di Giovanni Battista. Ti segnalo quest’articolo in pdf sulla ricostruzione 3D del minareto, puoi inserire in google il titolo e puoi scaricare l’intero pdf (The Destroyed Minaret of the Umayyad Mosque of Aleppo, the Survey of the Original State). Spero ti sia sufficiente e le informazioni ti siano d’aiuto. Buon lavoro, Alberto Savioli