Guerra in Siria, la conta dei morti

Il bilancio fornito nella cartina qui sotto è aggiornato al 18 dicembre 2013. 

I numeri delle vittime, civili e militari, presenti nella mappa qui sotto – esclusiva di SiriaLibano – sono aggiornati al 13 maggio 2014 sulla base delle cifre fornite dal Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc)

Da aprile 2013, il Vdc ha cominciato a diffondere sul suo sito il conteggio giornaliero delle “vittime del regime”, ovvero di tutti quei civili, militari, miliziani shabbiha e agenti dei servizi di sicurezza morti in difesa del regime del presidente Bashar al Assad. Mentre si scrive (13 maggio 2014), questo conteggio separato ha raggiunto quota 13.870.

Questa cifra al momento non è considerata nei numeri riprodotti nella cartina qui sotto, anche perché il Vdc non fornisce al momento un conteggio delle vittime del regime su base regionale.

In generale, si veda la pagina aggiornata al marzo 2013 dedicata alle fonti della guerra siriana.

Mappa dei numeri della repressioneTotale deceduti: 109.69812.9896.3378.57310.33222.0469655.6333516.64418.715682751.126716Vittime del regime: 13.870

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Di seguito gli appunti di SiriaLibano riguardanti il conteggio dei morti secondo le varie fonti dalla primavera 2011 alla primavera 2013. Quel che appare qui sotto non è stato più aggiornato e non sarà più aggiornato. Serve al lettore come documentazione per i primi due anni di rivolta siriana. 

Si veda la pagina dedicata alle diverse fonti usate per documentare la repressione e le violenze in Siria

Più in basso, il bilancio fornito dalle autorità siriane, che finora non hanno però reso note cifre dettagliate delle vittime civili distinte da quelle militari, né hanno pubblicato indicazioni sul numero delle vittime regione per regione.

Il Vdc tiene in considerazione però solo gli uccisi dalle forze del regime. E’ un conteggio che per lunghi mesi è stato esaustivo ma che con la militarizzazione della rivolta a partire dall’autunno del 2011 risulta fortemente parziale.

D’altro canto, le fonti ufficiali siriane dalla primavera del 2012 hanno di fatto smesso di fornire cifre, anche giornaliere, dei morti uccisi dai “terroristi”, termine con cui il regime definisce i ribelli e chiunque invochi la fine del potere degli Asad.

Da gennaio 2013 è dunque impossibile sapere quanti militari e miliziani lealisti vengano uccisi al giorno e nel complesso. Rispetto ad altre fonti anti-regime, il Vdc è quello finora più attendibile perché per ciascuna vittima fornisce quanti più possibili dettagli sulla morte della persona e sul suo profilo.

Secondo un dettagliato conteggio dell’Onu, dal marzo 2011 al gennaio 2013 sono morte oltre 70.000 persone, una cifra di gran lunga superiore a quella fornita da tutte le fonti anti-regime e da quelle filo-governative.

Di seguito, una serie di appunti presi dalla primavera 2011 all’autunno 2012 su come le varie fonti hanno affrontato il tema delle vittime in Siria.

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La versione del regime

Un sito di documentazione anche per il regime. Una fonte anonima dell’ospedale militare Tishrin di Damasco, citata dall’Agence France Press a fine agosto 2012, ha affermato che sono circa 8.000 i militari governativi uccisi dai terroristi dal marzo 2011. Non si capisce perché il regime non voglia fornire informazioni più dettagliate (magari anche parlando delle vittime civili del terrorismo sionista-americano-turco-qatarino-saudita) e sopratutto perché si affidi a fonti che non sono autorizzate a rilasciare simili dichiarazioni.

Ad aprile 2012, il regime siriano ha aperto un sito speculare di quello del Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc, gestito da attivisti antigovernativi), chiamato Centro siriano per la documentazione. L’apertura è coincisa con il periodo in cui il sito del Vdc era oscurato, a causa – secondo gli attivisti – di un attacco di hackers del regime.

Il sito di documentazione lealista è consultabile a questo indirizzo (un .sy, quindi controllato dai server di Stato) e fornisce informazioni esclusivamente sui militari e gli agenti uccisi da terroristi. Pubblica anche notizie riprese dall’agenzia Sana e video in cui si mostrano i militari governativi uccisi.

Secondo questo sito, ad oggi (17 settembre 2012) sono in tutto 5.533 le vittime. Di queste, 3.492 sono delle “forze armate”, e 2.041 quelle civili.

Il quotidiano siriano al Watan, vicino al regime, riferiva il 4 aprile 2012 di 6.143 persone uccise “dai colpi delle bande armate”, responsabili anche del “rapimento di 1.500 persone dall’inizio degli eventi all’inizio del marzo dell’anno scorso”. Non si fa quindi riferimento alle vittime della repressione e comunque non si precisa quante vittime siano civili.

Sempre il 4 aprile, l’agenzia Reuters pubblicava vari bilanci di vittime, e citava quello del regime: 6.044 in tutto, di cui 3.472 civili (204 donne e 56 minori) e 2.566 tra poliziotti, agenti e soldati. Un’altra voce – “gli assassini mirati” – è a quota 106. Reuters non precisa la fonte di questo bilancio, che rimane finora il più dettagliato di quelli forniti dal regime.

A febbraio 2012 il regime parlava di “migliaia di morti” senza precisare quante vittime civili e quante militari. Il 23 dicembre 2011, il governo di Damasco riferiva di “oltre 2.000 uccisi tra militari e agenti”.

Nella sua lettera indirizzata all’Onu, il regime non forniva però un bilancio complessivo delle vittime civili. Ancora oggi riporta quasi quotidianamente le notizie dei funerali di militari e poliziotti, fornendo generalità e gradi, ma non dà quasi mai notizia dei funerali dei civili.

Excursus della diffusione dei bilanci da parte del regime. Il 7 ottobre 2011, il governo parlava di un massimo di 1.800 uccisi (secondo il vice ministro degli esteri Faysal al-Miqdad. Due giorni dopo, il 9 ottobre, il ministro degli esteri Walid al Muallim parlava di 1.110 uccisi). Dei 1.800 di Miqdad, 1.100 sono membri delle forze dell’ordine e 700 i civili (stando a quanto detto a settembre dal consigliere presidenziale Buthayna Shaaban).

Al 26 ottobre, secondo una fonte militare siriana citata dal giornalista britannico Robert Fisk, i militari uccisi erano 1.150. In un’intervista al Sunday Times Britannico pubblicata il 20 novembre, il presidente Bashar al Assad aveva detto che “finora sono stati uccisi 800 tra militari e poliziotti”. In un’intervista alla tv americana Abc trasmessa il 7 dicembre, al-Asad aveva affermato che in circa nove mesi sono morti 1.100 tra militari e agenti.

Il regime ha dichiarato di aver liberato da novembre 2011 ad oggi (13 giugno 2012) 4.982 detenuti “che non si sono macchiati di crimini di sangue”: 553 il 5 novembre, 1.180 il 15 dello stesso mese, 912 il 30 novembre, 755 il 28 dicembre (il secondo giorno della presenza degli osservatori arabi in Siria), 552 il 5 gennaio (durante la missione degli osservatori arabi) e 30 lo scorso 21 aprile (durante i negoziati Onu-Siria per l’invio di una missione di osservatori internazionali). Il 31 maggio 2012, subito dopo la visita di Kofi Annan, inviato speciale Onu, a Damasco, il regime ha liberato altri 500 detenuti. Altrettanti sono stati rilasciati, secondo l’agenzia Sana, il 13 giugno scorso.

Secondo l’Onu

Fonti Onu. Lo scorso 13 marzo, il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Nasser Abdelaziz al Nasser, dichiarava che gli uccisi in Siria sono più di 8.000.

Il 31 gennaio l’Alto commissariato Onu per i diritti umani di Ginevra ha affermato di aver smesso di contare le vittime in Siria a causa delle difficoltà sul terreno di verificare i diversi bilanci che giungono dalle varie fonti. Navi Pillay, Alto commissario Onu per i diritti umani, ha comunque affermato che le vittime sono senza dubbio molte di più di quelle registrate a dicembre.

A fine dicembre l’Onu riferiva di più di 5.400 uccisi. Nel bilancio dell’Onu si contavano civili, disertori e militari uccisi dai servizi di sicurezza per essersi rifiutati di sparare contro i civili. In questo conteggio non si teneva conto dei militari e degli agenti uccisi dalle “forze dell’opposizione”.

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Profughi

Si veda per una visione generale del fenomeno, il sito Internet aperto dall’Agenzia Onu per i rifugiati.

- Turchia (fonte Protezione civile turca, Afad): 30.800 (15 giugno 2012). L’Unhcr parla di oltre 27.000.

- Libano: (fonte Unhcr): 20.702 (14 giugno 2012).

In precedenza: fonti di organizzazioni non governative locali: 27.000 circa (3 aprile). Dopo l’esodo dei primi di marzo 2012 il numero complessivo dei siriani profughi provenienti dalla regione di Homs e registrati dall’Acnur (Unhcr, 20 marzo 2012) è salito a quasi 13.000 (7.912 nell’Akkar e circa 5.000 nella Beqaa)

Il rapporto del 13 febbraio 2012 dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur, Unhcr),parlava di 6.133 profughi siriani registrati in Libano. Il 18 dicembre 2011  parlava di 4.510 profughi.

Fonti locali citate  il 13 dicembre dal quotidiano panarabo saudita ash Sharq al Awsat riferivano di circa 7.000 siriani rifugiati in Libano. Sempre secondo l’Acnur, da maggio a dicembre 2011 sono un centinaio i civili siriani feriti che sono stati soccorsi negli ospedali del nord del Libano.

Secondo Abdallah Dabbusi, presidente dell’Organizzazione islamica Tayyiba, una Ong sunnita che si occupa dell’emergenza profughi nel nord del Libano, al 9 dicembre si contano 6.490 profughi siriani.  La cifra è contenuta nell’articolo del quotidiano panarabo saudita ash Sharq al Awsat. Secondo Dabbusi, i rifugiati siriani si trovano in Akkar, a Tripoli e a Dinniye, ma anche nella Beqaa: a Baalbeck circa 75 famiglie, mentre nell’Aarsal sunnita un centinaio di famiglie.

L’Onu il 5 novembre stimava in circa 3.505 i siriani rifugiati in Libano. Di questi, 768 sono bambini di età inferiore ai 4 anni mentre 678 hanno età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Dei 3.505 attuali, 495 sono stati iscritti nelle scuole pubbliche del nord del Libano e l’Acnur si occupa di provvedere alle tasse scolastiche, ai grembiuli, il materiale di cancelleria e i libri necessari ai ragazzi.

- Giordania: 24.151 (Unhcr, 11 giugno 2012).

In precedenza: fonti governative di Amman parlavano di oltre 90.000 i profughi siriani in Giordania (primi di aprile 2012). Una cifra giudicata “gonfiata” da osservatori locali.

Il governo di Amman aveva detto a metà febbraio di esser pronta ad aprire il primo campo profughi siriano nel sud del regno hascemita, al confine con la Siria. Secondo Ahmad al ‘Umiyan, presidente della Commissione si beneficenza giordana, citato dall’agenzia ufficiale Petra (12 febbraio), il campo profughi potrà ospitare fino a 700 famiglie. Ad oggi (9 marzo 2012) nessun campo profughi è stato ufficialmente aperto.

A novembre fonti di stampa riferivano di circa 5.000 profughi siriani in Giordania. Secondo cifre dell’Acnur in Giordania diffuse dal quotidiano panarabo al Hayat il 13 dicembre 2011, nel regno hascemita sono ospitati 1.500 profughi registrati. “Negli ultimi due mesi sono aumentati e ci sono numerosi siriani non registrati. In tutto non sappiamo quanti sono”, ha detto al giornale Arafat Jamal, portavoce dell’Acnur ad Amman.

- Iraq. 4.549 (Unhcr, 4 giugno 2012).

In precedenza: il quotidiano panarabo al Hayat riferiva il 20 aprile 2012 che i siriani rifugiati in Iraq sono circa 3.500. Sono per lo più curdi e sono fuggiti nella regione nord-orientale irachena di Dohuk.

- Altri Paesi: Il quotidiano panarabo al Hayat, il 6 marzo scorso, riferiva di 42.000 in Libia e 10.000 in Egitto.

Si veda per una visione generale del fenomeno, il sito Internet aperto dall’Agenzia Onu per i rifugiati.